Incipit
«....E che ero una qui, e che ero una là; e che cantavo nei teatri di strapazzo, per i militari; che avevo già avuto una cinquantina d'amanti!.... ma sì!.... cento.... mille.... un milione!»
Una frenesia improvvisa aveva colto quella donna, per solito così «normale». I ragazzi si erano allontanati a guardare una carabina che aveva un ragazzo, e pareva vera: non ad aria compressa, ma con le «vere cartucce». Stavano osservandola estasiati, pezzo per pezzo: la toccavano, timidi, con un ditino, l'uno dopo l'altro, mentre il ragazzo, muto e sprezzante, gioiva di orgoglio.
«....Se non fosse stato per il mio povero Carlo, che mi adorava... senza esagerazione.... mi adorava», ricordò di aver sorriso del verbo adorare nel caso di Elsa, «... .povero figliolo!.... se non fosse stato per lui.... ti dico io che me lo sarei preso davvero l'amoroso.... ma de quii viscor [di quelli svegli] però.... un tenente dei bersaglieri.... sì, proprio, un tenente....», pareva una bambina in capricci, che dicesse un cioccolattino col rosolio.... sì, proprio, col rosolio! «con delle piume fino alla vita!», e segnò davvero la cintura, «per farla crepare di rabbia.... quella stregaccia!....
E ce l'avevo lì pronto, veh?.... bastava solo che avessi voluto!...Vedova.... padrona di fare quel che volevo.... dopotutto... Ed era perfino un nobile.... un meridionale, magari....ma un gran bei ragazzo! »
«E' una strega!» gridò; «sono delle streghe! tutte quante insieme!... Gli manca soltanto la pentola per far bollire i malefizî, con dentro le lingue di rospi... Mi hanno avvelenato la vita! »
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