Il Cavaliere Block di ritorno dalle Crociate incontra su una spiaggia la Morte. Tra i due nasce un dialogo ed il Cavaliere sfida la Morte agli scacchi nel tentativo di guadagnare tempo.
In una pausa della partita il Cavaliere Block entra in una chiesa e pensando di parlare ad un confessore espone i suoi dubbi. Dall'altra parte della grata c'è invece la Morte.
Cavaliere Block: Vorrei confessarmi ma non ne sono capace, perché il mio cuore è vuoto. Ed è vuoto come uno specchio che sono costretto a fissare, mi ci vedo riflesso e provo soltanto disgusto e paura. Vi vedo indifferenza verso il prossimo, verso tutti i miei irriconoscibili simili; vi scorgo immagini d’incubo, nate dai miei sogni, dalle mie fantasie.
Morte: Non credi che sarebbe meglio morire?
Cavaliere Block: E’ vero.
Morte: Perché non smetti di lottare?
Cavaliere Block: E’ l’ignoto che m’atterrisce.
Morte: Il terrore è figlio del buio.
Cavaliere Block: Sì, è impossibile sapere…ma perché, perché non è possibile cogliere Dio coi propri sensi? Per quale ragione si nasconde dietro mille e mille promesse e preghiere sussurrate ed incomprensibili miracoli? Perché io dovrei avere fede nella fede degli altri? E cosa sarà di coloro i quali non sono capaci né vogliono avere fede? Perché non posso uccidere Dio in me stesso? Perché continua a vivere in me e sia pure in modo vergognoso e umiliante, anche se io Lo maledico e voglio strapparLo dal mio cuore? E perché nonostante tutto Egli continua ad essere uno struggente richiamo di cui non riesco a liberarmi? Mi ascolti?
Morte: Certo.
Cavaliere Block: Io vorrei sapere, senza fede, senza ipotesi, voglio la certezza, voglio che Iddio mi tenda la mano e scopra il Suo volto nascosto, e voglio che mi parli.
Morte: Il Suo silenzio non ti parla?
Cavaliere Block: Lo chiamo e Lo invoco e se Egli non risponde io penso che non esiste.
Morte: Forse è così, forse non esiste.
Cavaliere Block: Ma allora la vita non è che un vuoto senza fine? Nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno, come cadendo nel nulla, senza speranza!
Morte: Molta gente non pensa né alla morte né alla vanità delle cose.
Cavaliere Block: Ma verrà il giorno in cui si troveranno all’estremo limite della vita.
Morte: Sì, sull’orlo dell’abisso…
Cavaliere Block: Lo so, lo so ciò che dovrebbero fare. Dovrebbero intagliare nella loro paura un’immagine, alla quale poi dare il nome di Dio.
...
Sempre molto particolari i tuoi post, complimenti Guglielmo
RispondiEliminaSai quando vidi il film? Al liceo...naturalmente non capii una beata mazza...ma poi...luce fu.
RispondiEliminax Laura. E' uno dei film che preferisco -:)
RispondiEliminaUno dei massimi momenti della capacità umana di dire di cose difficilmente dicibili.
RispondiEliminaC'è poi, con tutte le diversità che si vogliono marcare ma siamo lì, il duello di Brancaleone con la Morte.
Ora ti metto a parte di una mia personale versione, e ti prego di prenderla sul serio.
Sono nato alle due di notte del 13 dicembre, la notte di Santa Lucia, che un detto fa la notte più lunga che ci sia, ma è solo per rima. Bene: me lo assicura mia madre - e le credo...- sono stato sempre festeggiato quel giorno, ma a un certo punto dai documenti è cominciato a risultare che sono nato il 12. La cosa cominciò presto a darmi fastidio, ma ormai era comunque troppo tardi: mi dissero che per cambiare la data sui documenti, ci sarebbero voluti tali procedimenti burocratici che erano come far nascere un'altra persona, e che quel tale nato il 12 avrebbe avuto comunque qualche difficoltà a essere identificato come me medesimo nato il 13. Lasciai perdere a malincuore. Avevo un vago senso di fastidio, non tanto per il fatto burocratico in sé, ma per il rapporto possibile tra la burocrazia e la realtà. Per dire: se arrestavano quello me nato il 12, ce l'avevano con me, in realtà nato il 13? E... già... cominciai a immaginare la mia versione di quel dialogo che tu hai riportato nel tuo post. La quale tendeva a un momento di chiarimento centrale con la Morte. Questo: guarda che se vai di matematica e ti basi sulla data di nascita anagrafica, sei qui un giorno in anticipo.
Che dici, potrà funzionare?
:-)
x Rom. Accidenti sono nato il 13 anch'io anche se di Aprile ed un'ora dopo di te... Volevo nascere il 12, ma mi sono presentato male al mondo (di culo) e quindi c'è voluta un po' di pazienza. La levatrice (la signora Vittorina) visto il malpartito aveva chiamato "ul dutur" [tal Vito Vitalone) che si era presentato con la moglie (dottoressa anche lei). In cucina aspettavano mio pare e mio zio fumando come ciminiere e alla fine con tutta questa folla che mi aspettava ho deciso di venir fuori. E così "nasce l'uomo a fatica ed è rischio di morte il nascimento"...
RispondiEliminaacc... :-))
RispondiEliminaDialogo inebriante. Forse dovremmo tutti imparare a parlare con la morte, per renderla meno estranea
RispondiEliminaQualcosa come una sensazione di vertigine, ricordo questo, le immagini scorrevano e le parole entravano ed arrivavano facendosi strada ed erano pensieri mai pensati fino a quel momento. Ero una bambina e mi impressionai moltissimo, al punto da desiderare di vedere altri film di quel Bergman.
RispondiEliminaEd ancora oggi qualcosa di quella vertigine è rimasta nel rileggere questo dialogo...
:-)
Grazie per questo bellissimo post!
ritagliarsi un'immagine per poi chiamarla Dio e darsi così un senso... uhm...
RispondiEliminaProsaicamente assumo il ruolo di un dio imperfetto e mi chiedo quanti uomini di potere si fermano a riflettere che magari morire è proprio cadere nel nulla e che nulla diverranno...
RispondiEliminaCadere nel nulla dei potenti (dice Luz) , ma ci cadono tutti e lo stridore di denti è lo stesso. Un senso lo troveremo, forse, anche se fasullo, cara Shadow. Vertigine, si Amatari, questa è la sensazione giusta di fronte a queste parole. Parlare con la morte, Angelo azzurro? Ma se non riusciamo a parlare nemmeno col vicino di casa...-:))) Accidenti Mat, non sarai nata anche tu (in ritardo) il 13??? -:)
RispondiElimina