giovedì 27 ottobre 2011

Morire significa essere una maschera, perché chi non ha la vita di un uomo, è soltanto la maschera di un uomo, William Shakespeare (Enrico IV)


Nella nostra cultura la maschera ha assunto due funzioni: quella di nascondere e quella di spaventare. Ma la lettura fatta alle origini della cultura del mediterraneo porta verso altre interpretazioni.
Nel suo bel libro Karoly Kerényi, Miti e misteri, Universale Bollati Boringhieri, 1979 ci accompagna in un'altra lettura della maschera.  


Testa di Gorgone in terracotta, da Siris-Heraclea (Matera)
Un'altra tunzione quasi inevitabile della maschera e quelle di  spaventare. Vi é un particolare tipo di maschera arcaico che più di tutti gli altri tipi ‘serve a questa funzione: la Gorgone. A questa figura terrificante i racconti mitologici attribuiscono un potere mortifero che da essa s’irradierebbe.“ Con cio pero la funzione particolare della Gorgone non e piu semplicemente di spaventare: e la morte per irrigidimento davanti alla vista terribile. La rigidità e propria di tutte le maschere, anche delle piu antiche maschere teatrali fatte di tela; anzi, in certo qual modo anche dell’ancor piu primitiva pitturazione del volto? Nel mitologema della Gorgone, tale funzione, intensificata, appare come effetto di un essere sovrumano, di un volto che esercita quest’effetto anche dopo essere staccato, insieme con la testa, dal corpo. Maschera e Gorgone non vanno separate, esse sono identiche. I due più antichi tipi di maschera greci - il tipo maschile: Dioniso, e quello femminile, la Gorgone - hanno questo in comune: essi sono le maschere, essi inizialmente potevano esistere per se stessi, senza portatori umani. Ancor prima pero ci deve essere stato un portatore umano: senza questo, la maschera quale invenzione E' inconcepibile.” Prescindendo da quel genere non greco di maschera che nelle tombe micenee o in quelle di Treheniste copriva i volti dei morti, di modo che cio che la maschera rappresentava e cio che nascondeva erano identici, rimane, nella maschera, un momento non trascurabile il fatto ch’essa crea un rapporto tra l’uomo e un altro essere. La maschera nasconde, la maschera spaventa, soprattutto pero essa cred una relazione tra l’uomo che la porta e l’essere che essa rappresenta.
Cosi la maschera, per la sua rigidità inerente, viene messa in connessione anzitutto con i morti che essa, nella sua applicazione arcaica, rappresenta presso diversi popoli.“ Essa crea un rapporto tra i vivi e i morti. Gli uni si trasformano negli altri, o piu esattamente: la maschera determina una loro unione che si compie nell’anima del portatore della maschera, non solo esteriormente. La maschera - così si può definire nel miglior modo la sua funzione - è lo strumento di una trasformazione unificatrice: lo è in senso negativo, in quanto essa elimina i limiti divisori, come nel nostro caso quelli tra vivi e morti, facendo apparire ciò che è nascosto; in senso positivo, in quanto tale liberazione del nascosto, dimenticato o trascurato, comporta, da parte del portatore della maschera, un'identificazione con esso.


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