giovedì 12 febbraio 2009

I piccoli paesi e la politica

Dunque sapete che la confusione politica è grande sotto il cielo. Ma nei piccoli paesi lo è ancora di più. Principalmente per la nascita di una miriade di liste civiche dai contorni politici assai sfumati che non di rado si reggono su ben collaudati gruppi di potere (non trovo un termine più adatto) che gestiscono i piccoli-grandi interessi locali.
I partiti "tradizionali" sono tramontati ed ora vediamo situazioni come quella che vi descrivo.
Dunque. La sede del Partito Democratico sta esattamente nella sede della vecchia D.C. e questo, lasciatemelo dire, in un paese che nel dopoguerra fino agli anni '90 aveva una maggioranza democristiana schiacciante, ha un effetto straniante. Forza Italia e A.N. non hanno una sede, non si sa se alla nascita del nuovo partito del Popolo delle Libertà a Marzo qualcuno sentirà la necessità di fare anche in questo paesello una sede. Vi chiederete dove si trovano ora a discutere di questioni amministrative (visto che reggono, in perfetta continuità col passato democristiano e socialista, anche il Comune). Non si sa. O meglio lo sanno solo i soliti noti e discutono nei salotti privati in perfetto stile berlusconiano. Anche la Lega Nord non ha una sede pur avendo quasi il 15 % dei voti. Il "radicamento" sul territorio secondo i seguaci di Bossi è questo: un "presidio" (così militarmente lo chiamano) c'è in un solo paese vicino e si fa capo lì. Di discussioni politiche locali neanche a parlarne. Altri partiti non ce n'è e quindi la semplificazione è già in atto.
Le segreterie provinciali o regionali direttamente mandano degli emissari a dettare la linea ai fantomatici "segretari" locali (quasi sempre cooptati dai gruppi dirigenti centralizzati) e questa è la democrazia dei partiti nel nostro paese.
Pensiamo seriamente che in un quadro così a qualcuno (onesto e amante della cosa pubblica) venga voglia di fare politica?

4 commenti:

  1. Io faccio il consigliere comunale in un piccolo paese della collina torinese (1700 abitanti), e nel mio comune come in quelli circostanti di eguali dimensioni le liste sono formalmente e completamente scollegate dai partiti tradizionali: i partiti riappaiono nelle cittadine sopra i 5-10.000 abitanti...
    L'appartenenza al territorio paga più dell'appartenenza ad un partito, e penso che - di questi tempi - una lista di partito porterebbe a casa ben pochi voti, visto il crollo della credibilità dei partiti. Tant'è che buona parte degli amministratori (sindaci e assessori) fanno parte del circolo locale del PD, ma a nessuno di loro verrebbe mai in mente di presentare una lista del PD alle comunali.
    A me sembra una buona cosa: nel senso che si tratta di una politica che guarda ancora alle capacità ed alle competenze delle persone, più che alle organizzazioni, e ragiona in termini di "comunità" e di territorio, il che mi sembra un buon antidoto al rifiuto della politica. Anzi, è il modo di conservare il modo più sano e pragmatico di farla, la politica: occupandosi di problemi reali della comunità con il solo scopo di risolverli nel migliore dei modi.

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  2. @luposelvatico. Diociscampi, non avevo nostalgie per i partiti ante "mani pulite". La mia era una nota di "costume politico". Mi sono sempre chiesto (anche quando ho avuto una piccola esperienza da amministratore) se davvero contano di più gli uomini e la riconoscibilità in paese o le idee e se davvero si possono fare indifferentemente liste di persone con ideologie tutt'altro che vicine e riuscire ad avere un progetto comune. La mia esperienza è negativa in proposito. Vedo francamente un sacco di piccoli interessi in particolare nel settore edilizio e geometri, architetti, ingegneri che affollano i banchi dei consigli comunali e mi chiedo se questo è segnale di qualcosa.

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  3. Non chiederti se quelli che vedi sono segnali.
    Sai già che purtroppo lo sono.
    Chi potrebbe non vedere?
    Forse si vede e si approva.
    Qui da me le sedi di partito ci sono, cambiano spesso le sigle ma ci sono, però anche le persone sono sempre le stesse.
    Non essendo giovanissima rimpiango le inerminabili ma utili serate ai consigli di zona, negli anni 7o, a Milano.
    Qui la gente è inascoltata e forse vuole restare inascoltata visto che in Comune ai padri subentrano i figli o gli amici...
    g

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  4. Non contano nulla le sedi di partito, le decisioni le prendono altrove, tutti purtroppo (c'è unanimità in qeusto senso). Ed il bello è che non si sa dove...Non è che sono un fautore dell'assemblearismo (di ritorno, pure), ma caspita qui siamo trattati solo come "consumatori" di politica e come tali subiamo solo indagini di mercato e sondaggi per valutare la bontà degli strumenti pubblicitari che sono usati. Da vecchio frequentatore di sedi di partito penso che il punto di rottura sia stato il passaggio dal sistema dei partiti a quello della politica personalistica (elezione nominativa di sindaco ecc ecc)

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