Oh (Vivian Lamarque)
Oh essere anche noi la luna di qualcuno!
Noi che guardiamo
essere guardati, luccicare
sembrare da lontano
la candida luna
che non siamo.
Basteranno 384.000 Km (Guglielmo)
Ringraziando FrammentAria per lo spunto, vedi sito cliccando sul titolo, ricevo poi questa sua poesia nei commenti che riporto qui.
Essere lunatici ? Si forse, lontani dalla terra. Basteranno 384.000 km ? Ci sarà sempre qualcosa che ci attrae, inevitabilmente, fosse anche solo una struggente nostalgia per qualcuno. (Non) basteranno 384.000 km ?
Ringraziando FrammentAria per lo spunto, vedi sito cliccando sul titolo, ricevo poi questa sua poesia nei commenti che riporto qui.
Lei, come la luna, guardava il mare e si specchiava nell’infinito volgersi dell’onda, si inabissava nel mistero dei suoi occhi (azzurri, verdi, grigi?) a volta a volta tenero, o spietato, o sognante, e spandeva il suo sguardo come raggi di luna cercando di penetrare gli abissi della sua anima. Con voluttà s’immergeva dentro la sua figura, l’afferrava con gli occhi, con le braccia, e il suo cuore si liberava del rumore di sé per ascoltare quel lamento indomabile e selvaggio. Nessuno in fondo agli abissi di del mare, e di lui, è disceso mai, nessuno conosce gli intimi suoi tesori, intrappolati nel fondo della paura di essere ferito e defraudato. Ma non importa, ormai. Il mare, lui, è con lei, la trascina. E lei, luna, sorride, possibile; prende forma di baci, di braccia, verso le onde, e andrà con lui ad amarlo, a vivere tremando di futuro, a sentirlo veloce, secondi, secoli, eternità, niente. E l’amerà tanto, che quando verrà qualcuno – e non lo si vedrà, non si potranno udire i suoi passi – a richiederla (è il suo padrone, era sua), quando la condurranno, docile, al suo destino, lei si volterà indietro a guardarlo. E lui vedrà che ora è sua, finalmente.
Lei, come la luna, guardava il mare e si specchiava nell’infinito volgersi dell’onda, si inabissava nel mistero dei suoi occhi (azzurri, verdi, grigi?) a volta a volta tenero, o spietato, o sognante, e spandeva il suo sguardo come raggi di luna cercando di penetrare gli abissi della sua anima. Con voluttà s’immergeva dentro la sua figura, l’afferrava con gli occhi, con le braccia, e il suo cuore si liberava del rumore di sé per ascoltare quel lamento indomabile e selvaggio. Nessuno in fondo agli abissi di del mare, e di lui, è disceso mai, nessuno conosce gli intimi suoi tesori, intrappolati nel fondo della paura di essere ferito e defraudato. Ma non importa, ormai. Il mare, lui, è con lei, la trascina. E lei, luna, sorride, possibile; prende forma di baci, di braccia, verso le onde, e andrà con lui ad amarlo, a vivere tremando di futuro, a sentirlo veloce, secondi, secoli, eternità, niente. E l’amerà tanto, che quando verrà qualcuno – e non lo si vedrà, non si potranno udire i suoi passi – a richiederla (è il suo padrone, era sua), quando la condurranno, docile, al suo destino, lei si volterà indietro a guardarlo. E lui vedrà che ora è sua, finalmente.
RispondiEliminae io ringrazio te, per avermi ricordato quando ero luna amata dal mare
Che dire? Poesia attira poesia -:)))
RispondiEliminaNon bastano quei 384.000 km, purtroppo ( o è un bene?) quell'attrazione è sempre forte e la nostalgia dell'irraggiungibile(essere amato)a momenti prende il sopravvento e ci toglie il respiro. Ma come distogliere lo sguardo di lassù?
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