Certo si trovano in giro "macchine inutili" che fanno qualcosa magari di astruso, un qualche movimento senza costrutto alcuno se non quello di muovere ingranaggi, pulegge, far girare cuscinetti a sfera e muovere pale. Ma queste sono macchine che hanno un loro scopo: consumano energia e la trasformano in sorriso di chi le guarda muoversi e percepisce la sublime tecnica del costruttore applicata al puro divertimento. Ci sono poi anche "macchine inutili" assolutamente statiche, pensate dal costruttore come ingegnose apparecchiature del nulla e non "fingono" nemmeno il movimento come le loro baldanzose parenti "consuma energia". Non hanno pulegge, né ingranaggi, tanto meno cuscinetti o pale da roteare: a che pro dovrebbero averle? Non devono "fare o compiere" un bel niente e queste sono le "vere" macchine inutili. Ma devono anche queste "macchine (radical) inutili " fare un qualcosa, magari di impercettibile ed assolutamente involontario, per non tradire la loro perfetta "inutilità". Ecco che quel genio di Munari inventa questa macchina inutile sulla quale svetta una volubile piuma.
Iodolite mi chiede in un commento, perché Munari chiama macchina quest'opera.
Tento una spiegazione [assolutamente improbabile].
Tento una spiegazione [assolutamente improbabile].
E' esattamente il contrario di una macchina utile a produrre qualcosa quella di Munari. La sua inutilità è evidente. Inconsistenti anche i meccanismi che in genere compongono una macchina. L'unico movimento che "produce" è lo sventolare della piuma, legata a forze assolutamente imprevedibili e legate anche all'avvicinarsi del visitatore. Quello di Munari è dunque un paradosso cioè vuole ribaltare l'idea stessa di macchina e metterla in discussione. Che poi quella sua macchina possa in qualche modo ricordare oggi a noi la "rete", può dire [l'azzardo più grosso] anche che l'inconsistenza della "macchina rete telematica" [per definizione inconsistente come le tracce di silicio sui chips] non sfugge alla sua critica. Non male come radicalità, vero? ... -:)))
Munari è davvero un grande. Bellissmo
RispondiEliminaGiulia
hai detto bene: quel genio di Munari. Grande.
RispondiEliminala creatività umana è sempre affascinante, anche quello che non capisco mi affascina.la sua opera è una bella idea, una creazione suggestiva, ma perchè la chiama macchina?
RispondiEliminasimona (si capisce che non c'è polemica?)
Già Iodolite perché la chiama macchina? [Sono della generazione che ama la polemica].
RispondiEliminaTento una spiegazione. E' esattamente il contrario di una macchina utile a produrre qualcosa quella di Munari. La sua inutilità è evidente. Inconsistenti anche i meccanismi che in genere compongono una macchina. E l'unico movimento che "produce" è lo sventolare della piuma, legata a forze assolutamente imprevedibili e legate anche all'avvicinarsi del visitatore. Quello di Munari è dunque un paradosso cioè vuole ribaltare l'idea stessa di macchina e metterla in discussione. Che poi quella sua macchina possa in qualche modo ricordare la "rete" può dire anche che l'inconsistenza della "macchina rete telematica" [per definizione inconsistente come le tracce ci silicio sui chips] non sfugge alla sua critica. Non male come radicalità, vero? ... -:)))
Bello il tuo omaggio a Munari e alle sue macchine inutili (come tutti gli oggetti utili solo per far funzionare la mente, gli occhi,la fantasia). Gli ho parlato solo una volta a Buscate (ringrazierò sempre Carbone per averlo invitato a parlarci di quanto sia difficile semplificare le cose e quanta gioia sappia dare la scoperta di esserci, qualche volta, riusciti).
RispondiEliminaPiccoli uomini tanto grandi oggi forse non ce ne sono più.
ginetta
Le macchine inutili sono un invito alla ribellione. Dimostrano che si può occupare uno spazio, essere al centro dell'attenzione pur non avendo una funzione evidente. La loro leggerezza è quella dell'essere che si svincola dalla schiavitù della definizione a tutti i costi. Pura libertà! Ciao
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