martedì 29 dicembre 2020
mercoledì 23 dicembre 2020
È il coraggio che in fondo è indecente
Quando vai dietro a una sepoltura, ti fanno tutti delle grandi scappellate. Quello fa piacere. Allora è il momento di comportarsi bene, di avere l'aria a posto, di non scherzare ad alta voce, di rallegrarsi solo nell'intimo. È permesso. Tutto è permesso, nell'intimo. In tempo di guerra, invece di ballare nell'ammezzato, si ballava in cantina. I combattenti lo tolleravano, e, meglio ancora, gli piaceva. Lo chiedevano appena arrivati e nessuno trovava indecenti questi modi. È il coraggio che in fondo è indecente. Fare coraggiosi col proprio corpo? Chiedete un po' anche al verme di essere coraggioso, è roseo, pallido e molle, come tutti noi.Non si perde gran che quando brucia la casa del padrone. Ne verrà sempre un altro, se non è sempre lo stesso, tedesco o francese) o inglese o cinese, per presentarti, vero?, il conto al momento giusto... In marchi o franchi? Dal momento che bisogna pagare...
Allora mi sono ammalato, febbricitante, diventato matto, hanno spiegato loro all'ospedale, per la paura. Era possibile. La miglior cosa che puoi fare, no?, quando sei a 'sto mondo, è di uscirne. Matto o no, paura o no.
(Céline, Viaggio al termine della notte, La biblioteca di Repubblica, 2002, Traduzione di Ernesto Ferrero)
Pensierino. Matto o no, la paura o no, il medico Bardamu è buttato nella mischia della Grande Guerra, con la morte che lo tampina dapprèsso. Persino la morte pare non sia uguale per tutti: c'è sempre chi anche da questa disgrazia ne esce indenne e vincitore, su qualunque fronte si trovi. Feroce la critica di Céline della guerra, lontana anni luce dalle celebrazioni trionfalistiche, dalla retorica di un patriottismo (leggi nazionalismo) che ha solo prodotto disastri in ogni parte del mondo. Chi la guerra l'ha fatta nelle trincee ricorda solo freddo, fame e paura, gli altri "sui letti di lana" (come canta "Gorizia") hanno dato un'altra versione.
giovedì 3 dicembre 2020
Un nuovo libro
E' uscito per i tipi de ilmiolibro.it il mio nuovo libro. Si trova nella versione cartacea o come eBook.
Per cominciare...
Questo lavoro di ricerca è stato ispirato dalla Pandemia Covid-19 che ha colpito il mondo intero a partire da Febbraio del 2020. Si è voluto cercare un precedente storico altrettanto significativo e lo si è trovato nella Pandemia comunemente chiamata “spagnola” che ha interessato l'Italia in successive ondate a partire dalla primavera del 1918, per poi ripresentarsi in modo virulento a settembre fino a dicembre dello stesso anno con strascichi nella primavera del 1919; gli ultimi casi si sono poi registrati fino a Marzo del 1920.
La “spagnola” è stata una Pandemia che contagiò tutto il mondo, arrivando persino nelle più sperdute isole del Pacifico e del Mar Glaciale Artico. Ancora oggi è difficile stabilire quanti siano stati i contagiati soprattutto perché in alcune aree come il Medio Oriente e l'Asia si sono fatte solo delle stime e comunque molte fonti parlano di un miliardo di persone che si sono ammalate di “spagnola”. I morti furono (anche qui sono stime) dai 17 ai 50 milioni (tra il 2,5 e il 5 per cento della popolazione mondiale), per avere un raffronto, sono più delle vittime della Prima Guerra Mondiale (17 milioni di morti) ma anche si avvicinano ai morti della Seconda Guerra Mondiale (60 milioni). In Italia si stimano tra le 375mila e le 650mila vittime. La “spagnola” rimane, insieme alla “peste nera” che colpì anche l'Italia a partire dal 1347, tra le epidemie mondiali più letali della storia.
lunedì 16 novembre 2020
Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia/verità
Ciò che ho scritto di noi
Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole
ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull’erba
è la tua assenza
quando divento l’ultima luce all’ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe
ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
ciò che ho scritto di noi è tutta verità.
Nazim Hikmet,
Pensierino. C'è sempre qualcosa di ambiguo nell'amore. Ciò che all'impronta fa innamorare è la stessa cosa che fa disamorare. E' la nostalgia di un sentimento idealizzato che ci fa prendere degli abbagli.
giovedì 12 novembre 2020
Un moderno Chisciotte
Eppure...
«Visto che mi è stato dato in sorte questo miserrimo e abominevole compagno di viaggio,» dice all'improvviso, a bassa voce, nella penombra «proverò lo stesso ad aprire il mio cuore a lui...»
Si interrompe per un istante, poi riprende: «Perché il mio cuore è troppo colmo e a qualcuno devo pur aprirlo, anche a costo di farlo con una simile bruttura, un simile scempio umano senza speranza...».
Lui Chisciotte è qui prigioniero, ma all'improvviso trova in una stanza attigua al suo reparto una ricoverata in ortopedia ingessata dalla testa ai piedi che lui riconosce essere Dulcinea. Ma poi riconosce in altri ricoverati i letterati di tante epoche bistrattati ed emarginati, ma che formano un esercito resistente ad un mondo che sta per crollare.
Antonio Moresco, Chisciotte, SEM, 2020
mercoledì 28 ottobre 2020
Erano, quelle, notti di pericoli e di spaventi.
Nel tempo che gli eserciti alleati, a causa dell'inverno, sostavano al di là del fiume Garigliano,
io vivevo rifugiata in cima a una montagna, al di qua del fiume. Un giorno, per la salvezza di persone che amavo, fui costretta ad un breve viaggio a Roma. Era un amaro viaggio, poiché Roma, la citta dove nacqui e dove ho sempre vissuto, era per me in quel tempo una città nemica. Il treno partiva la mattina presto. Io scesi dalla montagna il pomeriggio del giorno avanti per trovarmi in pianura prima che facesse buio; dovevo trascorrere una notte in pianura e all'alba avviarmi verso la più vicina stazione. Trovai ricovero per la notte presso la famiglia di un carrettiere di nome Giuseppe. L'abitazione di Giuseppe si componeva di tre capanne: una faceva da riparo all'asino e al carretto, nell'altra dormiva Giuseppe con la moglie Marietta e le tre bambine, e nella terza si cucinava, sopra un fuoco di legna acceso in terra, Fu deciso che le due ragazzine maggiori mi avrebbero ceduto il loro letto, e avrebbero dormito nel letto matrimoniale, con la madre e la bambina lattante. Quanto a Giuseppe, si adattò volentieri a dormire in cucina, sopra un mucchio di paglia. Erano, quelle, notti di pericoli e di spaventi.
Elsa Morante, Il soldato siciliano, in Lo scialle andaluso, Einaudi
Pensierino. Chissà perché il racconto è stato sempre considerato letteratura "minore". Eppure leggendo questa classica raccolta di Elsa Morante (Lo scialle andaluso, appunto) ci si trova di fronte a delle vere opere d'arte, in miniatura se volete, ma certo con tutti gli elementi di una grande letteratura.
Forse il mio giudizio è un po' condizionato per l'amore verso il racconto breve, ma vi assicuro che condensare il poche pagine una trama, con i suoi sviluppi, i personaggi e le atmosfere non è cosa da tutti.
La maggior parte di questi e di altri racconti di Elsa Morante è stata pubblicata anche su riviste come Il Corriere dei Piccoli, Oggi, L'Europeo e la considero una grande fortuna per i lettori di quelle riviste.
martedì 20 ottobre 2020
Paese
---Paés paés ---
di Elio Pisoni
Paés paés
Paés paés
tré cö un paés
da bocia t'ho lasòo
da végiu sun turnòo
a stòla a mé casina ho cercòo
ma nanca a cò ho pü truòo.
Citò citò scurtés
dòmi indrée ul mé paés
paées curtés.
Paese paese
tre case un paese
da ragazzo ti ho lasciato
da vecchio son tornato
la stalla, la mia cascina ho cercato
ma neanche la casa ho trovato.
Città città scortese
dammi indietro il mio paese
paese cortese.
domenica 18 ottobre 2020
giovedì 1 ottobre 2020
giovedì 24 settembre 2020
Correva l'anno 1969. In ricordo di Virginio Bettini
Correva l'anno 1969 ed io, uscito da un anonimo Istituto Tecnico della provincia, guardavo ad altro e cercavo la mia rivincita nei confronti di quel gretto tecnicismo che ci avevano propinato, iscrivendo a lettere alla Statale di Milano. Ma anche lì cercavamo sempre cose che ci potessero dire qualcosa di più di noi stessi e del mondo che si muoveva intorno tumultuosamente. Eravamo rimasti ai margini anche per queste scelte, estranei ai movimenti di lotta, stranieri in visita in Città due volte la settimana. Un improbabile corso di psicologia al Politecnico (chissà come finito lì) ci aveva attratti e con due amici avevamo cominciato a frequentarlo. Una sera a settimana poi eravamo noi che spiegavamo ad un gruppo di amici a casa le "scoperte" che avevamo fatto. C'era questa voglia di condivisione e di trasmissione di un sapere di cui tutti avevamo "fame", una fame indistinta, una specie di "voglia".
Alla Statale avevo presentato un Piano di studi tutto incentrato su storia e scienze naturali. Il primo corso fu quello di Geografia Umana e lì ho conosciuto l'Assistente Virginio Bettini.
Con lui ho fatto l’esame. L’anno dopo sarebbe andato a Venezia per aver vinto il concorso per la prima cattedra in Ecologia italiana. Avevo portato come tesina per l’esame una ricerca sui depuratori del Consorzio del Magentino (poi apparsa su una rivista di cui non ricordo il nome, forse Ecologia) e non avevo nemmeno letto i libri che mi aveva consigliato (testi in francese e inglese). Malgrado ciò mi dette 30 per “incoraggiamento”. Pochi mesi dopo abbandonavo l’Università per tornare a fare il chimico. Questo ricordo ho avuto modo di rinverdirlo quando ci siamo trovati un giorno con lui a casa di una amica due anni fa per parlare dell’impatto ambientale della Cava di Casorezzo. Naturalmente non si ricordava dell’episodio, ero uno dei tanti studenti di quel ateneo che viveva un momento davvero turbolento, ma a me quel incoraggiamento ha lasciato una bella impronta. Grazie prof. Bettini.
PS Virginio Bettini, già docente di Analisi e Valutazione Ambientale e di Ecologia del paesaggio presso l’Università IUAV di Venezia dal 1971 al 2012. Una vita spesa nell’impegno e nell’attivismo ecopacifista negli anni ’70, in collaborazione con Barry Commoner della Washington University di St. Luois, Missouri e della New York University, Larry Canter della Oklahoma State University di Norman e Leonard Ortolano della Stanford University.
La sua è stata una vita di studio, ricerca e attivismo ecologista e sociale.
Nel 1970 era negli USA con Barry Commoner di cui tradusse in italiano il fondamentale libro “Il cerchio da chiudere” e con lui pubblicò a doppia firma “Ecologia e lotte sociali” nel 1976. Insieme andarono in Vietnam per denunciare i disastri causati dalla guerra chimica USA.
Tra le sue innumerevoli attività, portò al Parlamento Europeo testimoniamza sulla incredibile lotta vittoriosa del presidio alla Cava Sant’Antonio di Buscate che diede l’avvio alla raccolta differenziata in Lombardia, fu aiuto insostituibile con Alexxander Langer nell’impedire con noi, le trivellazioni petrolifere a Castelletto di Cuggiono facendo esprimere all’unanimità gli europarlamentari italiani a nostro favore.
Nel 1998 fu tra i fondatori dell’Ecoistituto della Valle del Ticino di Cuggiono, elaborò per i comuni del territorio la Valutazione di Impatto ambientale autogestita di Malpensa 2000.
Il Prof. Virginio Bettini è morto ieri nella sua casa di Nova Milnaese.
domenica 20 settembre 2020
venerdì 18 settembre 2020
La barba del Manzoni
Con la sua solita leggerezza e ironia Roberto Piumini ci accompagna il questo che si potrebbe chiamare un proto - Promessi Sposi nel quale però figura tra i personaggio un certo Alessandro Manzoni che per ripicca (scherzosa) dell'autore diventa uno scultore pazzo presto relegato in manicomio.
La blasfemia di Piumini nei confronti di uno dei mostri sacri della letteratura italiana è completata dal racconto che saccheggia i personaggi del più famoso (e odiato) romanzo italiano deragliando la vicenda su spassose nuove situazioni. Piumini rimane fedele solo ai personaggi che mantengono le caratteristiche psicologiche originarie: il pauroso Don Abbondio, l'intrigante Perpetua, la pura Lucia, l'irruente Renzo, i crudeli e prepotenti bravi e l'integro e santo Fra Cristoforo.
Nella post fazione, l'affondo:
Torniamo, per concludere, al peggio: che l'opera del Manzoni (quello in carne, ossa e basette) sia spacciata, e tuttora creduta, precedente al mio lavoro, dimostra compiutamente quanta menzogna, impunità e ingenuità, sia nel nostro mondo, e ancor più, considerando come molti avidi e omertosi editori l'hanno ammannita a generazioni di studenti.
Pensierino/citazione.
Si sa che l'invecchiamento è lento, continuo, infinitesimale, avviene giorno dopo giorno, ora dopo ora: ma capitano momenti in cui, per qualcosa d'accaduto, o per nulla, fa un passo brusco, come si fosse rotto un argine che, per qualche tempo, l'aveva trattenuto, accumulato, nello spirito e nel corpo. Dopo tutti gli arrivi, spaventi, traffici, spavalderie, minacce, malattie, ansie, messe sconsacrate e sante reprimende, è accaduto oggi a Perpetua. Rimasta sé stessa, se tuttavia una prossima sera venisse uno a far la serenata, lei non gli risponderebbe come ha risposto al Beccanuca: brusca del suo, ma con quel velo, quel refolo di tenerezza e speranza. Sopra lo spasimante, chiunque possa essere, qualunque parola dica o canzone canti, la finestra di Perpetua rimarrà sorda, chiusa e muta.
martedì 8 settembre 2020
Da niente
Un niente perduto in un giardino, eppure apre orizzonti incredibili, prospettive nuove ed affascinanti.
domenica 30 agosto 2020
mercoledì 26 agosto 2020
sabato 22 agosto 2020
Piccolo mondo antico, congelato
Vistare la Villa sul Lago Ceresio Fogazzaro Roi oggi di proprietà del FAI, è come entrare in un altro mondo (antico), un mondo congelato per volontà del suo ultimo proprietario il Marchese Giuseppe Roi pronipote dello scrittore Antonio Fogazzaro . In modo maniacale il Marchese ha lasciato nel suo testamento le disposizioni per la conservazione della villa con la descrizione di tutti gli oggetti e la loro posizione persino seguendo l'alternarsi delle stagioni: le foto, le immagini di famiglia, gli oggetti d'uso quotidiano, persino i cappotti appesi in anticamera, tutto è rimasto "fermo". Pare, con le dovute proporzioni, di essere al Vittoriale di Gabriele D'Annunzio sul lago di Garda ed invece si è sull'ultima propaggine del lago Ceresio a due passi da Lugano.
Tutta questa cura della casa era finalizzata ad ospitare amici e conoscenti, mentre per Antonio Fogazzaro è servita per ospitare i personaggio dei suoi romanzi.
La parte più bella è sicuramente il giardino su più livelli affacciato sul lago e sulla piccola piazza della chiesa.
domenica 16 agosto 2020
La storiella psichiatrica dell'uomo che si credeva morto
Per esempio, ecco una classica storiella psichiatrica. Un uomo è convinto di essere morto. Dice a familiari: « Sono morto» e i familiari lo mandano da uno specialista. Subito tra medico e paziente incomincia un'accanita discussione. Il medico fa appello ai sentimenti dell'uomo verso la vita, verso la famiglia. Poi prova a farlo ragionare, dimostrandogli l'intrinseca contraddizione di una frase come « Sono morto » : i morti non sono in grado di dire che sono morti, perché è appunto in questo che consiste l'essere morti. Alla fine il medico ricorre all'evidenza dei sensi. Domanda all'uomo: « I morti sanguinano? « Certo che no » risponde l'uomo, spazientito dall'ottusa dabbenaggine della mente dei medici. «Lo sanno tutti che i morti non sanguinano».Al che il medico gli punge un dito. Ne esce una goccia di sangue. « Ma guarda un po', chi l'avrebbe mai detto » esclama l'uomo. « I morti sanguinano, eccome ».Incorreggibile. Le percezioni e i ragionamenti confermano, anziché contraddirla, l'idea di essere morto.
Pensierino. Provate a trasporre questa storiella e tramutatela da "psichiatrica" in "politica" e scoprirete che ci sono chiare assonanze: tanti si credono quello che non sono. Sono talmente convinti che ad ogni smascheramento si incaponiscono a credere e a far credere di essere altro che paranoici. Il problema è che sono circondati da ciechi e sordi fans che invece di invitarli ad andare dallo psichiatra, li osannano.
sabato 15 agosto 2020
venerdì 14 agosto 2020
Muri
sabato 8 agosto 2020
Il vulcano è morto
Non appena le ombre della sera strisciavano lungo i
muri, e il grande soffio nero del mare spegneva le verdi
foglie degli alberi e le rosse facciate delle case, una folla
squallida, lenta, tacita, sbucava dai mille vicoli di Toledo
e invadeva la piazza. Era la mitica, antica, miseranda folla
napoletana: ma qualcosa in lei era spento, la gioia della
fame, perfino la sua miseria era triste, pallida, spenta. La
sera saliva a poco a poco dal mare, e la folla alzava gli oc-
chi rossi di lacrime mirando il Vesuvio sorgere bianco,
freddo, spettrale contro il cielo nero. Non il più lieve ali-
to di fumo si levava dalla bocca del cratere, non il più te-
nue bagliore di fuoco accendeva l'alta fronte del vulca-
no. La folla sostava muta per ore e ore, fin nel cuor della
notte: poi si disperdeva in silenzio.
Rimasti soli nell'immensa piazza, davanti al mare la-
stricato di nero, Jimmy ed io ce ne andavamo voltandoci
ogni tanto a guardare il grande cadavere bianco che si
disfaceva lentamente nella notte, in fondo all'orizzonte.
Nell'aprile del 1944, dopo aver per giorni e giorni
squassato la terra e vomitato torrenti di fuoco, il Vesuvio
si era spento, Non si era spento a poco a poco, ma d'un
ù•atto: avvoltasi la fronte in un sudario di fredde nuvole,
aveva gettato all'improvviso un gran grido, e il gelo della
morte aveva impietrito le sue vene di lava ardente. Il Dio
di Napoli, il totem del popolo napoletano, era morto.
Un immenso velo di crespo nero era sceso sulla città, sul
golfo, sulla collina di Posillipo. La gente camminava per
le strade in punta di piedi, parlando a voce bassa, come
se in ogni casa giacesse un morto.
Un lugubre silenzio gravava sulla città in lutto: la voce
di Napoli, l'antica, nobile voce della fame, della pietà,
del dolore, della gioia, dell'amore, l'alta, rauca, sonora,
allegra, trionfante voce di Napoli, era spenta. E se talvol-
ta il fuoco del sole al tramonto, o l'argenteo riflesso della
luna, o un raggio del sole nascente parevano accendere
il bianco spettro del vulcano, un grido, un grido altissi-
mo, come di donna in doglia, si alzava dalla città.
(Curzio Malaparte, La pelle, Gli Adelphi)
Pensierino. Si conclude il peregrinare di Malaparte al seguito delle truppe americane che da Napoli risalgono al nord. Malaparte ritorna col suo amico Jmmy a Napoli per accompagnarlo all'imbarco verso casa, negli USA. E' l'ultimo amico che gli è rimasto, gli altri sono tutti morti durante i 18 mesi dall'entrata degli Alleati a Napoli il 1 ottobre del 1943.
giovedì 6 agosto 2020
Socrate bevve la cicuta e per lui parlò Santippe
lunedì 3 agosto 2020
Nella terra dei Gattopardi
giovedì 30 luglio 2020
La lingua di Camilleri
Incipit
Uno
Il tilefono sonò che era appena appena arrinisciuto
a pigliari sonno, o almeno accussì gli parsi, doppo ore
e ore passate ad arramazzarisi ammatula dintra al letto.
Le aviva spirimintate tutte, dalla conta delle pecore
alla conta senza pecore, dal tintari d’arricordarisi come
faciva il primo canto dell’Iliade a quello che Cicerone
aviva scrivuto al comincio delle Catilinari. Nenti, non
c’era stato verso. Doppo il Quousque tandem, Catilina,
nebbia fitta. Era ‘na botta d’insonnia senza rimeddio,
pirchì non scascionata da un eccesso di mangiatina o
da un assuglio di mali pinseri.
Addrumò la luci, taliò il ralogio: non erano ancora le
cinco del matino. Di certo l’acchiamavano dal commis-
sariato, doviva essiri capitata qualichicosa di grosso. Si
susì senza nisciuna prescia per annare ad arrispunniri.
Aviva ‘na presa tilefonica macari allato al commodino,
ma da tempo non l’adopirava pirchì si era fatto pirsuaso
che quella piccola caminata da ‘na càmmara all’autra,
in caso di chiamata notturna, gli dava la possibilità di
libbirarisi dalle filinie del sonno che si ostinavano a ri-
starigli ‘mpiccicate nel ciriveddro.
«Pronto?».
venerdì 24 luglio 2020
A Dio non piace che si rida di lui
martedì 14 luglio 2020
Ottobre 1943, il Vesuvio si sveglia al rumore dei bombardamenti
Pensierino. Il Vesuvio ne ha viste tante sotto di sé ed ogni tanto anche lui fa sentire la sua voce potente che sovrasta il rumore di qualsiasi cosa succede là sotto, nei vicoli di Forcella o di Montedidio e fa tremare tutti.
martedì 16 giugno 2020
Chissà se i tarocchi dicono la verità
domenica 7 giugno 2020
Portati per mano verso il caos
Pensierino. Durrenmatt è maestro nel portarci per mano con una logica perfetta come un orologio svizzero (appunto) ad una conclusione che spiazza. La sua logica stringente è in funzione di un immanente irrazionale caos che sovrasta le nostre vite.(bisogna) avere ben chiaro in mente che riusciremo a evitare il naufragio nell'assurdo, che per forza di cose risulta sempre più netto e schiacciante, e a costruirci su questa terra un'esistenza abbastanza confortevole, solo incorporandolo tacitamente nel nostro pensiero. La nostra ragione rischiara il mondo non più dello stretto necessario. Nel bagliore incerto che regna ai suoi confini si insedia tutto ciò che è paradossale. Dobbiamo guardarci dal considerare questi fantasmi come fossero qualcosa "in sé", come se si trovassero fuori dello spirito umano, o, peggio ancora: non commettiamo lo sbaglio di considerarli come un errore evitabile, sbaglio che ci potrebbe indurre a condannare il mondo in una sorta di morale caparbia e dispettosa, qualora tentassimo di imporre una visione perfettamente razionale delle cose, giacché proprio la sua perfezione assoluta costituirebbe la sua menzogna mortale e un segno della peggiore cecità.
Il romanzo è uscito nel 1975 da Einaudi e nel 2005 ripubblicato ne La biblioteca di Repubblica.
domenica 17 maggio 2020
I simboli di una piccola comunità. Il caso del cedro di Buscate

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Un funerale del 1928. Si vedono oltre la cinta ed il cancello d'ingresso del Cimitero i 4 Cedri. Quello più a destra è quello sopravvissuto fino ad oggi. |
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L'entrata del Cimitero e al centro la Cappella Motta |
Acrostico doppio di Aprile
Ah Adamo pratichi paradisi raccogli ranuncoli imiti l’infinito Lascia l’eterno!
-
Si te veco: me veco. Si mme vire: te vire. Si tu parle, c’è l’eco e chist’eco song’i. Si te muove: me movo. Si te sento: me sento. Si ...
-
Il miracolo segreto è uno dei racconti che compone il libro Finzioni di Jorge Luis Borges che in Italia è noto per la traduzione di Franco L...