mercoledì 4 febbraio 2009

Melanconia, quattro artisti a confronto


Marie Constance Charpentier, La melanconia, 1801


Romaine Brooks, La Venere triste, 1916


Frida Kahlo, Il piccolo cervo, 1946


Edvard Munch, Melancholie, 1981

Commento. Melanconia, quattro artisti a confronto, quattro stati d'animo diversi.
La malinconia romantica della Charpentier diventa la sensuale tristezza della Venere diafana della pittrice statunitense Romaine Brooks. La cerva di Frida Kahlo (col volto dell'autrice) trafitta, ma tuttavia indomita, fiera nella sua corsa e il ripiegamento interiore del maliconico Edvard Munch. Anche la malincona ha tante sfumature e le abbiamo "assaporate" (forse) tutte. (Commento ispirato dalla lettura di Eugenio Borgna, Come in uno specchio oscuramente, Feltrinelli).

6 commenti:

  1. Tutto vero quello che scrivi.
    Non è casuale che tre degli artisti siano donne.
    Si dice (a torto) che la malinconia sia femmina.
    Credo, come te, che la malinconia colpisca tutti, magari solo a tratti e che a qualcuno (parlo per me) ogni tanto faccia addirittura piacere essere malincomico: è bello immergersi nella malinconia, farsi cullare dal senso di solitudine incompresa.
    A volte ne fuggo perchè mi pare che significhi quasi sentirmi superiore agli altri, considerarli meno sensibili, meno attenti, altre, invece, l'assaporo mi crogiolo in lei, un po' leopardianamente.
    Comunque è facile parlare di malinconia, ma come dici tu, quante malinconie ci sono?
    Gli stessi quadri che hai scelto ne danno esempi diversi.
    C’è una malinconia tutta interna che ti isola da tutto, persino dalla natura circostante e che trova nutrimento e conforto in se stessa.
    C’è una malinconia derivata dalla difficoltà dei rapporti col mondo esterno: la Rubinstein, ritratta come Venere da Romaine Brooks, quando la pittrice stava uscendo dal suo strano, inconsueto, inspiegabile amore con d’Annunzio e tornava a rifugiarsi tra le braccia di amori più vicini al suo ideale d’amore, e che appare azzurrata, in un luogo blu come la tristezza, ma con nuvole tutt’altro che spaventose all’orizzonte, come quelle che arrivano dopo un brutto temporale è, secondo me, un esempio di malinconia con una forte fiducia nel domani.
    C’è poi la malinconia di Frida, minata nel corpo e nell’animo, ferita ma mai vinta e così, tra i rami quasi secchi, s’insinua la luce della speranza con un panorama di luce: è una malinconia quasi rabbiosa, capace di autodistruggersi, per il desiderio di reagire.
    E infine c’è la malinconia dell’unico uomo presente, Munch, in cui la malinconia mi sembra incubo e che appare non più momento di passaggio ma come condizione naturale.
    Forse perché donna amo di più i primi tre esempi.
    ginetta

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  2. La vera malinconia é, a mio avviso, quella di Munch che é riflessiva quasi romantica nostalgia. Un altro lato della malinconia é anche in parte quella del primo dipinto della Charpentier che ha quella vena di tristezza e di rimpianto. La malinconia di Frida Khalo é oserei dire atipica da quanto, concordo con il "commento", é fiera.

    La malinconia che si respira dal dipinto di Brooks é, a mio avviso, la più devastante; ti consuma dentro e divora il tuo corpo oramai pallido e consunto dal dolore, un dolore senza ritorno. La malinconia rappresentata da Brooks infatti é tristezza (ed infatti il titolo del dipinto lo dimostra...), ma una tristezza lacerante, una sofferenza senza speranza.

    Alla fine, sorprende vedere che Munch é stato l'unico di loro a dare alla malinconia la sua vera connotazione a mio parere. Ossia quella di romantica nostalgia senza indomita fierezza o dolore terribile o piccola vena di rimpianto.

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  3. @Ginetta & Daniele. Grazie per le tue osservazioni, Ginetta, davvero penetranti soprattutto sulla "Venere" della Brooks. E su Munch poi... Significativo il punto di vista di Daniele che "sposa" Munch con tutt'altro segno dal tuo.
    Mi pare che l'intimismo di Munch sia un po' stemperato da quell'ampio panorama che si scorge nel quadro. Certo il personaggio sembra indifferente a quella vista, ma è come se col suo ripiegarsi cerchi dentro di sé altri orizzonti.
    La solitudine vera della malinconia è quella del primo quadro nel quale la donna seduta sembra immersa in una notte senza fondo.
    Grazie comunque a tutti e due.

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  4. Che scoperta il tuo blog e che bello questo primo impatto con la melanconia, mia compagna quotidiana da qualche anno a questa parte, anche senza nessuna tragedia nella mia vita!
    Il commento al mio post furibondo mi ha fatto sorridere, la pacatezza non mi appartiene, mentre le tue parole che hanno accostato dolce e amaro sono state perfette. Mi ci vorrà un po' di tempo per scoprire cosa racchiude questo tuo spazio, ma credo di essere stata, in qualche modo, rapita e quindi dovrai sopportare qualche incursione da parte mia.
    Luz

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  5. @Luz con scarpette rosse. Ben arrivata !

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  6. pensa che in una mia ricerca sulla depressione ho raccolto quadri ispirati a questo stato. mancavano quello della brooks e quello di frida. naturalmente tra malinconia e depressione c'è una grande distanza ma nell'arte si sfuma facilmente da una all'altra.

    Devo dire che il quadro della Kahlo non mi suggerisce affatto l'idea di malinconia. Erano gridi di dolore e vera disperazione che lanciava a Rivera.
    E anche di sfida. Ma forse sono troppo influenzata dal suo diario e dalla sua biografia.

    Il quadro della Charpentier ha proprio l'abbandono, la mancanza di energia dello stato malinconico, il corpo curvo, la mano che mostra il palmo, come nella resa.

    Quello di Munch è a mio avviso depressione vera, ormai esistenziale.

    Misterioso quello della brooks. da semplice vedente mi dà una sensazione di attesa, quel seno sinistro così luminoso attira la mia attenzione e mi ispira fiducia.
    marina, solo occhi senza competenze

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