lunedì 9 novembre 2009

Crocefisso, laicismo e altro fumo

Dicono che ci sia in Italia un attacco laicista e raccolgono firme davanti alle chiese con ben in vista il simbolo del partito che rappresentano, partito, naturalmente, cattolicissimo che si è mobilitato per questa guerra santa contro gli infedeli. L'infedele di turno è la signora Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule. 
La "fedele" Ministro Gelmini dichiara prontamente "Nessuno vuole imporre la religione cattolica ma nessuno, nemmeno qualche corte europea ideologizzata, riuscirà a cancellare la nostra identità". E le fa eco immediatamente Paola Binetti del PD. E poi a cascata è una rincorsa di tutti i politici nostrani a difendere l'identità cattolica messa in discussione da parrucconi giudici di una Corte europea di cui tutti si affrettano a squalificare i pronunciamenti.
La Corte di giustizia europea cos'è invece?



La Corte di giustizia delle Comunità europee (spesso indicata semplicemente come “la Corte”) è stata istituita nel 1952 dal trattato CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) e ha sede a Lussemburgo.
La sua funzione è garantire che la legislazione dell’UE sia interpretata e applicata in modo uniforme in tutti i paesi dell’Unione e che la legge sia quindi uguale per tutti. Essa garantisce, per esempio, che i tribunali nazionali non emettano sentenze differenti in merito alle medesime questioni.
La Corte vigila inoltre affinché gli Stati membri e le istituzioni agiscano conformemente alla legge e ha il potere di giudicare le controversie tra Stati membri, istituzioni comunitarie, imprese e privati cittadini.
Quindi ha funzioni molto importanti e questi "campioni dell'europeismo ad intermittenza" screditano una delle istituzioni più importanti della CEE perché si pronuncia contro le loro convinzioni. Chi possiede la verità in tasca guarda con diffidenza qualunque persona la pensi diversamente.

Ma quale è l'identità cattolica di questi "fedeli"? Perché rivendicano una identità cattolica in politica? A rigor di logica dovrebbero propugnare quello che è definito il "pensiero sociale della Chiesa" (definito così dai tempi di Leone XIII con la sua Rerum novarum del 1891) che è tutt'altro che un dogma anche se molti nella Chiesa si affannano a ritenerlo, in maniera assai discutibile,  "parte integrante della fede cattolica".

Ora è sotto gli occhi di tutto  che di cattolici in politica ne troviamo praticamente in tutte le formazioni politiche parlamentari ed extraparlamentari e allora ci si può chiedere: quale è il "vero" pensiero sociale della Chiesa? C'è qualcuno più cattolico di un altro? Qualcuno vuole questa "investitura" ufficiale? Forse non è il caso che su questo terreno la Chiesa faccia un passo indietro e cominci a parlare di responsabilità di singoli o gruppi nel "tradurre" i principi in "pratica" politica? Se ci attenessimo a questo principio, tra l'altro, libereremmo la Chiesa da un grave fardello e le lasceremmo il suo compito fondamentale che è quello dell'annunciazione della salvezza di Cristo (che non mi pare poco). Ma le tentazioni del potere nella Chiesa sono fortissime (anzi irresistibili) e derivano da una posizione teologica (conservatrice) sostanziale diffidente verso l'uomo che va sempre guidato, indirizzato, sostenuto ecc perché non ce la può fare da solo, anche in politica. 

4 commenti:

  1. Non vorrei essere pedante ma tutto ciò mi ricorda qualche lettura filosofico-storica.
    Ci si può, infatti, rifare a Le Bon e Freud.
    C’è un disegno psicologico in tutto questo ed è quello di trovare un nemico comune e cattivo(o anche più nemici: i comunisti, i rom, i musulmani o “gli altri” in genere) da cui differenziarsi e a cui affibbiare tutte le colpe, generando odio.
    la scelta di un nemico comune accomuna individui che non avrebbero nulla in comune in termini di cultura, vita personale, interessi.
    Si forma una folla psicologica il cui processo di formazione ha sempre inizio con un progressivo assottigliamento della coscienza individuale e il contemporaneo orientamento dei sentimenti e dei pensieri di ciascuno verso uno scopo comune.
    Per fare questo occorre stimolare le emozioni e le paure ed è molto più facile in una società “mediatica”.
    Le stesse persone che a scuola lanciavano palline di carta contro i crocifissi oggi insorgono all’idea che i crocifissi vengano tolti dalle aule.
    Pensare che ogni essere umano abbia diritto al proprio credo è molto meno accomunante del dire: Ecco, ci tolgono le nostre libertà e le nostre tradizioni!
    Non importa se il simbolo di Cristo erano i pesci o se la croce è arrivata (senza il Cristo sopra) dopo san Paolo che aveva interessi suoi per cavalcare il cristianesimo e se i crocifissi nelle scuole sono stati messi da Mussolini e non c’è una riga a proteggerli sulla Costituzione. Il crocifisso deve restare lì, sennò diventiamo tutti islamici, se non addirittura comunisti islamici (il che, imitando Gargamella, è peggio!
    E non è stata la Chiesa la prima a parlare sul tema ma i politici, soprattutti quelli che forse Cristo avrebbe scacciato dal tempio.
    Non importa se chi ha chiesto di togliere il crocifisso non è islamico e forse neppure comunista. Nessuno ha voglia di ragionare ma tutti sono pronti alla sommossa in mnome di un dio (la nostra tradizione) creato in modo fasullo.

    RispondiElimina
  2. vista per caso la Mussolini?
    moooolto istruttivo

    se penso alle croci di diamante che ballonzolano sui seni rifatti delle mi....e televisive mi incavolo di brutto
    marina

    RispondiElimina
  3. Allora, innanzitutto tu dici che la Chiesa dovrebbe parlare di "responsabilità di singoli o gruppi nel tradurre i principi in pratica politica", ma io ti ricordo che questo la Chiesa lo fa continuamente, e purtroppo i suoi messaggi vengono sistematicamente ignorati, come penso che anche tu abbia fatto finora, tant'è che non ne sai nulla. Per esempio qualche mese fa c'è stata l'enciclica Caritas in Veritate. E ci sono sempre stati tanti altri messaggi volti alla traduzione in pratica anche politica dei valori cristiani. Si è parlato di immigrazione, di solidarietà, di assistenza alla famiglia, di stabilità del lavoro, di pace, di impegno diplomatico, di diritti civili, di lotta alla povertà, ecc. ecc. Quello del crocifisso non è un argomento fondamentale, ma è un argomento sentito dalla gente, in quanto rappresenta un simbolo di un qualcosa d'importante, ed è normale che se ne parli, come è normale che la politica si faccia interprete di un'istanza espressa dai più e di un'inquietudine diffusa. Mi sembra che invece a farla tanto importante siano i contrari al cricifisso, che inventano un problema inesistente e ne fanno motivo di tensione.

    Carmen

    RispondiElimina
  4. @Carmen. Tu dici che la Chiesa "continuamente" manda i suoi messaggi sociali che regolarmente vengono "ignorati". Ma ti sei mai chiesta perché? Non ti viene il dubbio che sia il messaggio ad essere fasullo e che altri (fai tu un breve elenco guardandoti in giro...) sono i messaggi che vengono fatti passare e che sono invece assolutamente seguiti e vincenti.
    Purtroppo conoscono bene il pensiero sociale della Chiesa e ti assicuro che forse è proprio quello che dice che non funziona. Il mio non è affatto un punto di vista laicista, anzi è un punto di vista religioso, maledettamente (vebbè mi è scappato l'aggettivo) religioso...Un saluto

    RispondiElimina

I commenti sono moderati per evitare sgradite sorprese.

Una guida dedicata al mio paese

  Lo scorso anno scolastico ho presentato un progetto alla Scuola secondaria di primo grado (le "medie" di una volta) un progetto ...