domenica 18 aprile 2010

Avvicinamento senza fuga






Una torre nel bel mezzo della pianura che ci faceva? Si poteva scrutare l'orizzonte, scoprire che malintenzionati si avvicinavano e ... non si poteva scappare da nessuna parte, al massimo si potevano chiudere le porte della cascina fortezza, ma la resistenza sarebbe stata minima, i bastioni erano così bassi, non c'erano fossati né impervi dirupi dove bloccare nemici veri o presunti. Non c'era scampo.
E allora cosa serviva quell'alta torre? Forse era solo una torre di un sistema più vasto, di una rete di torri che si "davano la voce" con segnali di fuoco, spargevano velocemente la notizia dell'arrivo di una armata, di un manipolo di malintenzionati armati, non lavoravano per la sicurezza della piccola corte agricola, ma per quella altrui, quella di un più solido e potente castello fortificato. Quello doveva essere inespugnabile, questa piccola corte agricola raccolta intorno alla sua torre di avvistamento poteva essere sacrificata,  era una pedina nelle mani di un giocatore scaltro e spietato che sapeva come muovere i suoi pezzi e quale valore dare a ciascuno di essi.
Questa torre era un luogo solitario, dove anonimi armigeri passavano intere giornate in solitudine: la notte attenti a notare ogni piccolo bagliore di accampamento sconosciuto o, di giorno, la polvere alzata da una colonna in movimento sulle strade bianche che fendevano i campi. Il loro era un compito delicato ed essenziale, ma misconosciuto: potevano, nella peggiore delle ipotesi, non accorgersi di nulla e cadere sotto un agguato micidiale: sarebbero stati loro stessi segnale evidente per altri più lontani avamposti che avrebbero interpretato meglio movimenti e mosse del nemico. Ma forse anche peggio sarebbe stato l'avvistamento da parte loro: avrebbero visto inesorabilmente avvicinarsi i nemici con la consapevolezza che nulla avrebbero potuto fare per contrastarli. Di loro, comunque, nessuno si sarebbe preoccupato, nessuno sarebbe andato in soccorso...
Una torre nel bel mezzo della pianura era tremendamente sola.

2 commenti:

  1. Guglielmo, rispondendo a un commento di giardigno65 al mio ultimo post, gli ho scritto e riporto qui:

    giardino: sempre in fuga?

    me: Giardigno, non so se hai letto l'ultimo post di Guglielmo: lo ha chiamato "avvicinamento senza fuga". Se ho capito bene, gli invasori sono quelli che si avvicinano sempre di più alla torre, e quelli della torre possono osservare il loro avvicinamento senza poter fuggire. Gli altri si avvicinano a noi senza che noi abbiamo la possibilità di fuggire?
    Titolo assai complesso.
    Forse a te piacerebbe: "avvicinamento in fuga".
    :-)
    Chissà se è proprio così. Almeno per alcuni, credo che sia così,che accada proprio qualcosa descrivibile con questo titolo: più fuggono, più si avvicinano alla realtà da cui fuggono.
    Forse si illudono di avvicinarsi da un altra realtà, fuggendo.
    Pensano: fuggo da A avvicinandomi a B.
    Pensano. Tante false liberazioni, false fughe,hanno questo destino: coloro, che noi non siamo che noi siamo più furbi, pensano di fuggire da A tutti felici di avvicinarsi a B, invece si stanno avvicinando sempre di più proprio ad A, anzi, proprio la loro fuga ha permesso ad A di entrare nella torre: prima, almeno, A stava fuori.

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  2. x Rom . Mi interessava di più il senso di sopraffazione che prendeva la solitaria guardia sulla torre. Attende il suo destino e ha la consapevolezza che nulla potrà cambiare la rotta della sua vita: a nessuno interessa la sua fine ed alla fine si rassegna e non spera altro che quella sperduta torre nella campagna sia dimenticata anche dal nemico che avanza...

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