lunedì 12 settembre 2011

Muri di parole

Sempre ho pensato che il nemico fosse altro da me. Mi sbagliavo. Non è una novità (che mi sbagli, intendo), ormai. Tutte le volte ci casco.
Ma, mentre per il "nemico altro da me" so come difendermi, da quello "in me" sono disarmato, non so che fare, mi sento tradito, indifeso, sconfitto in partenza.

E la stessa cosa è capitata con un ragazzo che conosco, pochi giorni fa, quando mi ha parlato. Avevo nella testa che fosse " forte, adulto, maturo". Mi confida di essere fragile, insicuro, timoroso di tutto, in particolare del futuro. Penso, allora, che qualcosa non ha funzionato nella mia generazione se oggi i frutti sono questi. Ma è una pretesa la mia: non abbiamo cambiato il mondo e forse il mondo, alla fine, ha cambiato noi. I cambiamenti sono sempre lunghi e il nostro era un granello nell'ingranaggio. Non potevamo pretendere di più.
Ma ora che rimane di quel granello? Come faccio a spiegargli che , forse, il cambiamento non lo vedrà anche lui, che anche la sua disperazione sarà un granello?

5 commenti:

  1. Dobbiamo ammettere la nostra sconfitta: credevamo di avere in mano la formula della felicità e invece ci siamo trovati con un pugno di mosche. Questo ereditano i nostri ragazzi, le giovani generazioni. Non siamo stati capaci di trasmettere loro la fiducia che ce la si può fare, anche quando le circostanze ti fanno pensare al contrario. E far morire la speranza è il nostro peccato più grave

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  2. Caro Angelo azzurro, possibile che non possiamo fare ancora qualcosa ? Dobbiamo avere questa "pretesa" , accidenti !

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  3. I nostri ragazzi non vogliono parole, ma fatti!!! le parole ormai sono troppo liquide, le mettiamo dappertutto, le infiliamo anche quando non servono!!...ma dove è finita la fattività? dov'è la concretezza??....noi l'abbiamo ricevuta, ma possibile che non sappiamo trasmetterla???....forse, dico forse, dovremmo rifarci i calli alle mani e zappare con i pargoli per costruire insieme un mondo solido!!!

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  4. Parole come gabbie , si Intherainbow... ma non le screditerei così (le parole), sono il veicolo su cui si muovono i fatti, la concretezza come la chiami tu. I fatti senza parole che li spiegano e danno la direzione sono nulla e, naturalmente, le parole senza fatti sono vuoto chiacchiericcio.
    Si può pensare e fare qualcosa ancora, non posso credere altro.
    ciao

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  5. Questo siamo:
    granelli di sabbia
    disgiunti, seppur vicini,
    e per questo
    immersi nella rabbia

    Ma, se qualcuno c'incoraggia,
    possiamo tutti diventar
    gente molto saggia

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