mercoledì 16 luglio 2008

Anna Maria Ortese, Il mare non bagna Napoli, Adelphi

Il racconto si chiama “Oro a Forcella” p 66-67.
E' la visita della Ortese al quartiere Forcella nei primi anni '50. Una delle più belle pagine di questo libro.

Alla base del vicolo, come un tappeto persiano ridotto ora tutto grumi e filamenti, giacevano frammenti delle immondizie più varie, e anche in mezzo a queste sorgevano pallide e gonfie, oppure bizzarramente sottili, con le grosse teste rapate e gli occhi dolci, altre figurette di bambini. Pochi quelli vestiti, i più con una maglietta che scopriva il ventre, quasi tutti scalzi o con dei sandaletti di altra epoca, tenuti insieme a furia di spago. Chi giocava con una scatola di latta, chi, disteso per terra, era intento a cospargersi accuratamente il volto di polvere, alcuni apparivano impegnati a costruire un piccolo altare, con una pietra e un santino, e c'era chi, imitando graziosamente un prete, si rivolgeva a benedire.
Cercare le madri, appariva follia. Di tanto in tanto ne usciva qualcuna da dietro la ruota di un carro, gridando orribilmente afferrava per il polso il bambino, lo trascinava in una tana da cui poi fuggivano urli e pianti, e si vedeva un pettine brandito in aria, o una bacinella di ferro appoggiata su una sedia, dove lo sfortunato era costretto a piegare la sua dolorosa faccia.
Faceva contrasto a questa selvaggia durezza dei vicoli la soavità dei volti raffiguranti Madonne e Bambini, Vergini e Martiri, che apparivano in quasi tutti i negozi di San Biagio dei Librai, chini su una culla dorata e infiorata e velata di merletti finissimi, di cui non esisteva nella realtà la minima traccia. Non occorreva molto per capire che qui gli affetti erano stati un culto, e proprio per questa ragione erano decaduti in vizio e follia; infine, una razza svuotata di ogni logica e raziocinio s'era aggrappata a questo tumulto informe di sentimenti, e l'uomo era adesso ombra, debolezza, nevrastenia, rassegnata paura e impudente allegrezza. Una miseria senza più forma, silenziosa come un ragno, disfaceva e rinnovava a modo suo quei miseri tessuti, invischiando sempre più gli strati minimi della plebe, che qui è regina. Straordinario era pensare come, in luogo di diminuire o arrestarsi, la popolazione cresceva, ed estendendosi, sempre più esangue, confondeva terribilmente le idee all'Amministrazione pubblica, mentre gonfiava di strano orgoglio e di più strane speranze il cuore degli ecclesiastici. Qui, il mare non bagnava Napoli. Ero sicura che nessuno lo avesse visto, e lo ricordava. In questa fossa oscurissima, non brillava che il fuoco del sesso, sotto il ciclo nero del sovrannaturale.

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