martedì 15 luglio 2008

G8 di Genova e i fatti di Bolzaneto, Ingiustizia è fatta

(ANSA) - GENOVA, 14 LUG 2008 - Il processo sui soprusi e le violenze nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del 2001 si conclude con 15 condanne e 30 assoluzioni.Dopo 9 ore di camera di consiglio, il tribunale di Genova ha emesso la sentenza che condanna 15 imputati a pene variabili fra i 5 mesi e i 5 anni, con la pena piu' pesante inflitta ad Antonio Biagio Gugliotta, ispettore di polizia penitenziaria. Assolti gli altri 30 dei 45 imputati, tra personale della polizia penitenziaria, forze dell'ordine e medici.

I fatti.
In occasione della riunione dei governanti dei maggiori paesi industrializzati dal 19 al 21 Luglio 2001 a Genova, i movimenti no-global e le associazioni pacifiste diedero vita a manifestazioni di dissenso poi sfociate in gravi tumulti di piazza con scontri che culminarono con la morte di un manifestante, Carlo Giuliani, durante gli scontri in Piazza Alimonda.
Susciterà polemiche anche la presenza dell'allora vice-presidente del Consiglio Gianfranco Fini nella sala operativa della Questura genovese, presenza che, da diversi giornalisti dell'area di sinistra,viene messa in relazione ai molti abusi poi compiuti dalle forze dell'ordine.
Le persone fermate e arrestate durante i giorni della manifestazione furono in gran parte condotte nella caserma di Genova Bolzaneto, che era stata approntata come centro per l'identificazione dei fermati. Saranno poi trasferite in diverse carceri italiane. Secondo il Rapporto dell'ispettore Montanaro, frutto di un'indagine effettuata pochi giorni dopo il vertice, nei giorni della manifestazione transitarono per la caserma 240 persone (di cui 184 in stato di arresto, 5 in stato di fermo e 14 denunciate in stato di libertà), ma secondo altre testimonianze di agenti gli arresti e le semplici identificazioni furono molte di più, quasi 500.
In numerosi casi, i fermati accusano il personale delle forze dell'ordine di violenze fisiche e psicologiche, e di mancato rispetto dei diritti legali degli imputati (impossibilità di essere assistiti da un legale o di informare qualcuno del proprio stato di detenzione): gli arrestati raccontano di essere stati costretti a stare ore in piedi, con le mani alzate, senza avere la possibilità di andare in bagno, cambiare posizione o ricevere cure mediche. Inoltre riferiscono di un clima di euforia tra le forze dell'ordine per la possibilità di infierire sui manifestanti, e riportano anche invocazioni a dittatori e ad ideologie dittatoriali di matrice fascista, nazista e razzista e minacce a sfondo sessuale nei confronti di alcune manifestanti.
L'allora ministro della Giustizia Roberto Castelli, che aveva visitato la caserma nelle stesse ore, dichiarerà di non essersi accorto di nulla e lo stesso confermò il magistrato antimafia Alfonso Sabella, che durante il vertice ricopriva il ruolo di ispettore del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed era responsabile delle carceri provvisorie di Bolzaneto e San Giuliano (ma Sabella fu comunque tra i primi, già la settimana dopo il G8, ad ammettere la possibilità che ci fossero state violenze da parte delle forze dell'ordine contro i manifestanti arrestati, pur escludendo appunto che queste fossero state commesse da parte di quelle che erano a Bolzaneto sotto la sua responsabilità.

La denuncia
Amnesty International nel 2002 ha ufficialmente richiesto un'indagine sull'operato delle forze dell'ordine nella gestione dell'ordine pubblico durante il vertice italiano, criticandone l'eccessiva violenza e chiedendo anche indagini in merito alle istruzioni impartite dai vertici. Secondo Amnesty, parecchie segnalazioni di violazione dei diritti umani erano da verificare perche suffragate con evidenza da medici, fotografie e testimonianze. AI, pur accogliendo con favore l'apertura di una serie di indagini penali da parte della autorità giudiziarie italiane, ritiene che, vista l'ampiezza e la gravità delle accuse e il gran numero di cittadini stranieri con conseguente elevato livello di preoccupazione a livello internazionale, non siano sufficienti per fornire una risposta adeguata. Raccomanda quindi l'istituzione di un'apposita commissione d'inchiesta indipendente, ritenendo insoddisfacente e viziato da disaccordo e acrimonia il lavoro svolto dalla prima commissione nel 2001.

Le condanne
Il 14 dicembre 2007 24 manifestanti son stati condannati in primo grado a complessivi 110 anni di galera[73]. Le condanne riguardano gli scontri in via Tolemaide e i cosiddetti fatti del "blocco nero". Tra i condannati, 10 sono stati giudicati responsabili per devastazione e saccheggio, 13 per danneggiamento, uno per lesioni. La resistenza a pubblico ufficiale è stata scriminata per tre imputati: secondo i giudici la resistenza alle cariche della polizia durante il corteo delle tute bianche era legittima solo per tali tre imputati, al contrario dei danneggiamenti successivi.

Impuniti e promossi
Gianni De Gennaro , capo della polizia dal 2000, indagato al processo Diaz per induzione alla falsa testimonianza, nel 2007 diventa capo di gabinetto del ministro dell'Interno Giuliano Amato e all'inizio del 2008 è nominato commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania. Francesco Gratteri , imputato al processo Diaz, capo dello Sco, nel 2007 è divenuto capo del Dipartimento nazionale anticrimine. Il suo vice all'epoca del G8, Gilberto Caldarozzi , imputato Diaz, gli è succeduto come direttore dello Sco. Giovanni Luperi , imputato Diaz, nel 2001 vice capo dell'Ucigos, è dal 2007 capo del dipartimento analisi dell'ex Sisde. Spartaco Mortola , imputato Diaz, già capo della Digos di Genova, è vice questore vicario di Torino. Filippo Ferri , imputato Diaz, già capo della squadra mobile della Spezia, ora ricopre lo stesso incarico a Firenze. Vincenzo Canterini , imputato Diaz, già capo del VII reparto mobile di Roma, è divenuto vice questore ed è impegnato in Romania in una struttura investigativa internazionale. Fabio Ciccimarra , imputato Diaz e anche al processo a Napoli per gli abusi nella caserma Raniero (durante le manifestazioni del marzo 2001), già commissario capo a Napoli, è ora capo della squadra mobile di Cosenza. Alessandro Perugini , imputato per Bolzaneto e per il calcio in faccia a un minorenne già arrestato e picchiato, da vice capo della Digos è divenuto vice questore. Oronzo Doria , imputato per Bolzaneto, già colonnello di polizia penitenziaria, è divenuto generale.

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