Per compenso, nel nuovo salone, completato il palcoscenico, vennero le compagnie filodrammatiche dai paesi vicini, da Busto e da più lontano.
Di solito erano filodrammatiche maschili di vari oratori. Qualche compagnia però era anche mista, come quella di Robecchetto, capeggiata dai bravi fratelli Rudoni, che diedero tra l'altro una Nascita e passione di Cristo con bei costumi, sfoggio di fondali, effetti di torce, bengala e fiamme, perché c'era tutto l'universo religioso: il diavolo, gli angeli, l'inferno, il paradiso; quella della Famiglia Rame proveniente allora da Castano Primo, coi suoi drammi: // cardinale, Il fornaretto di Venezia, La morte civile, Romanticismo, La nemica.
La Famiglia Rame era l'unica tra le compagnie dei commedianti nomadi che, per il suo prestigio, poteva accedere al teatro dell'oratorio, perché le altre dovevano adattarsi nei cortili delle osterie o innalzarsi il loro capannone-tenda in qualche piazza.
La Famiglia Rame infatti era nota in tutte le province della regione padana, costituì l'ultima generazione dei settecenteschi commedianti girovaghi, che lavoravano indifferentemente tanto alle corti dei nobili quanto nelle osterie di campagna, dovunque un pubblico, grande o piccolo, fosse in grado di ricevere il messaggio dell'arte del teatro e loro potessero riempirsi lo stomaco per qualche sera. Rivedo ancora il signor Tommaso Rame (classe 1889 ndr), il capocomico, nel suo cavallo di battaglia, Il cardinale, imponente nella sua porpora cardinalizia, dalla voce stentorea; la matronale signora Maria Rame con un lungo abito di velluto verde scuro, molto abile nel dare colpi col tacco allo strascico, ogni volta che doveva retrocedere, particolare che colpiva specialmente chi sedeva nelle prime file, tanto che si sentiva qualcuno o qualcuna dire sottovoce: "Varda che bei pesciadi ca la da!"', le loro figlie Lucia e Ines, i nipoti Franca ed Enrico ancora bambini, quella Franca che in seguito sarebbe diventata famosa anche in televisione accanto a Dario Fo.
Cara Famiglia Rame, guitti meravigliosi, pionieri inarrendevoli che la passione del teatro spingeva di paese in paese, come in terra di missione, coi loro drammoni d'amore e morte, a far piangere e sognare l'umile gente, a portare la sacra fiamma.
(Fotografia originale della Famiglia Rame: Pio Rame con i figli Stella, Domenico e Tomaso. Archivio Rame)
Commento. Teatro popolare? Davvero un altro secolo! Ora si discute dell'Isola e di Amici cioè del "vuoto spinto". Ricordo le commedie il venerdì sera negli anni '60 in TV (in prima serata) ed ora? Il bello è che i teatri anche a Milano (non parlo della profonda provincia, mannaggia!) non son sempre pieni, anzi spesso sono desolantemente vuoti. Eppure pur non mancando gli strumenti tecnici per poter (ri)proporre gli spettacoli ad un pubblico vasto attraverso gli strumenti come (ad esempio) il digitale terrestre, si preferisce rimanere con un pubblico asfittico, di "intenditori" o "appassionati". Rai e Mediaset naturalmente relegano il teatro ad ore impossibili della notte con una sintonia davvero impressionante. Salvo "stupirsi" quando il grande teatro (anche in TV) attira grandi ascolti...
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