venerdì 26 dicembre 2008

L'ispirazione

Cos'è che muove l'ispirazione nello scrivere? Cerco di dare una risposta facendo qualche esempio. La mia ispirazione è quasi sempre visiva: una immagine, una fotografia, una espressione di una persona oppure un luogo, un oggetto. Poi viene la parola o la frase.

L'ispirazione per un racconto che ho scritto che si chiama "Il turibolo" viene da questa vecchia fotografia dove si vede Don Pio (riconoscibile dalla collottola bianca) tra amici cacciatori ed i suoi cani.
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A mezzogiorno suonato Pédar era davanti alla casa del Don Pio con il cappello in mano: per tutta la strada aveva pensato cosa volesse da lui... Era forse il fitto che voleva ritoccare? No impossibile, non c'era più nulla da spremere da quei campi sassosi e poi San Martino era lontano. O voleva qualche giornata aggiuntiva di lavori nelle sue vigne? Come poteva trovare il tempo, visto che partiva all'alba e tornava al tramonto piegato sulla zappa ed a mezzogiorno, per risparmiare tempo, veniva Giuanin - il suo piccolino - con la calderina a portargli la zuppa al campo.
Bussando alla porta tutte queste idee erano scomparse d'un colpo e sentiva solo il cuore affannarsi nel petto.
- Vieni, vieni Pédar. Ti aspettavo. Ho un incarico molto importante da darti- Disse Don Pio con un largo sorriso che aveva ghiacciato il sangue nelle vene del fittavolo. Il prete era ancora vestito da caccia, con i pantaloni di velluto alla zuava e nella grande cucina si spandeva un acre odore di salmì.
- Comandi Don Pio... - Riuscì appena a balbettare, ed aveva sentito subito la gola riarsa, avrebbe mandato giù d'un fiato un bicchiere di Baragiö senza neanche sentirlo...
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Il secondo esempio è per un altro racconto che si intitola "Il Villoresi vuole un morto al mese" ed è stato ispirato da queste fotografie: nella prima si vede una processione che sfila (alle spalle del fotografo c'è la Chiesa di Santa Maria, che non si vede) e la seconda è una foto recente che ho fatto di una scala che scende nel Canale Villoresi.


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Anche l'amore era stato una breve stagione: aveva conosciuto Antonio dopo la Madonna del Carmine quando lui col suo gruppo di amici chiassosi ed imbrillantinati, la sigaretta nascosta nel palmo della mano, si era appostato vicino alla chiesa di Santa Maria e le aveva tirato ul sasèn mentre lei sfilava in processione con le figlie di Maria. Era stato un gioco di ragazzi, ci avevano riso sopra tutti e lui, Antonio, l'aveva fissata con quei suoi occhioni acquosi ed un bel sorriso di denti radi. Lei era passata via con le altre senza voltarsi, la faccia di fuoco e le amiche avevano bisbigliato fitto fitto facendo sorrisini e gridolini, subito zittite dalla suora.
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C'era una scaletta in cemento vicino al diramatore della rungia grònda che partiva dall'argine e scendeva nell'acqua fino a perdersi. Chissà dove portava? Forse era l'accesso ad un palazzo sconosciuto e dimenticato da tutti, abitato da personaggi favolosi e si sentiva fissata da qualcuno là dentro e si sentiva arrossire ed il cuore le batteva come per le corse in bicicletta. Era aspettata là dentro, volevano proprio lei.
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Ai miei due lettori chiedo: cosa muove la vostra ispirazione?

7 commenti:

  1. grazie per avermi fatto vedere Don Pio!
    Ci tengo a rispondere al tuo quesito, ma in questi giorni vado per uno (si dice dalle vostre parti?ha a che fare con la tombola). Spero che il tema non scada!
    ciao, marina

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  2. beh...visto che i tuoi due lettori sono in vacanza mi azzardo a risponderti io, la questione è interessante e spesso ho cercato di codificare l'ispirazione e quello che la muove, a saperlo fare potrei lavorare spesso e bene e invece....mi alzo al mattino e so di essere in quello stato di grazia per il quale ogni cosa che faccio viene come la voglio, i colori, le pennellate, le foto, e senza nessuna fatica le cose affiorano come ninfee dal lago, per questo la tua foto con la scala che scende nell'acqua mi ha particolarmente colpita, ho cercato di trovare degli stati d'animo che ne fossero un anticipo, niente, ne la tristezza ne l'allegria sembrano partecipare, forse l'unica cosa che ho notato è che in questa fase creativa mangio, di tutto, tutto quello che trovo con risultati a volte penosi per il mio stomaco, come se tanta furia esigesse grandi nutrimenti, ho anche sperimentato il darmi orari e regole ma niente...si faccio progressi tecnicamente ma quel particolare stato che spesso definisco come il fuoco sacro non si fa addomesticare da niente e nessuno
    ciao francesca2
    forse freud avrebbe spiegato...ahimè, avrei dato molto per essere stata la sua allieva

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  3. I miei due fedeli lettori hanno scritto (anche se uno ha rinviato la risposta a data da definirsi). Mi chiedo in questi giorni perché continuare a tenere questo blog. Che è poi la stessa cosa della domanda sul perché scrivere e dove si trovano le risorse per farlo. E' un dato di fatto che l'ispirazione mia (se pure c'è mai stata) nello scrivere è durata un tempo definito (dal 1990 al 2000 circa) e poi la vena si è seccata. La cosa non interessa nessuno, naturalmente, e alla fine forse non interessa neanche a me. Così, come diceva Rilke nella lettera ad un giovane aspirante poeta, se si vive per la poesia sempre e non si riesce a fare a meno di essa allora forse vale la pena provarci. Ma se non è così e si vive lo stesso, meglio dedicarsi ad altro.
    E forse è meglio dedicare anche il tempo ora usato per questo blog ad altro. Chissà magari quella vena di scrittura potrebbe essere solo "incarsicata" e ritrovare un nuovo respiro.
    @Francesca2. Se ti va potrei inviarti i miei racconti per posta elettronica, così potrai leggere quelle due storie citate nel blog.

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  4. sai guglielmo, a me piace leggere le storie nei blog, lo considero come un modo di prendere il caffè nello stesso bar al mattino, ci si racconta qualcosa e poi ognuno per la propria strada con la testa a pensarci ancora o a sorridere o a rattristarsi, direi condivisione se non fosse che i cattolici mi danno sui nervi, a volte si prende il caffè in silenzio, a volte si è troppo tristi per parlarne ma va bene, ci sono questi altri che silenziosamente, si fa per dire, ma ascoltano...ora ti racconto qualcosa io, martedì...forse scappo a brera a vedere la cena in emaus di caravaggio, non so dirti l'emozione che immagino di provare, spero ci sia il posto per sedersi davanti e guardare, mi piace perdermi letteralmente nella pittura degli altri, dopo un poco entro nelle loro pennellate, faccio miei i colori, io sento, e detto da una freudiana convinta è quasi un paradosso....sento cosa pensavano mentre dipingevano, sento che non poteva esserci un altro colore dopo quello, sento i visi e la fatica a ritrarli, in una sorta di cannibalismo faccio mio lo stile e l'emozione che c'è stata, ma devo essere sola per farlo, è un accesso che mi è permesso solo in solitudine
    avrei anche un idea per un blog da proporti, a piu mani, a piu pensieri, come davanti al caffè, ma ne riparleremo
    ciao francesca2

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  5. Purtroppo davanti alla Cena in emaus di caravaggio non c'è nessuna panca. Sarebbe la più affollata. Buona visita. Per il resto, come si dice, a disposizzione...

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  6. Tardi, ma non troppo tardi spero.
    Che cosa muove la tua ispirazione? Questa è la domanda.
    In genere mi germogliano delle parole in testa, che non so da dove vengono. E intorno altre parole. Ma questo non accade mai mentre sono al mio scrittoio; sempre mentre mi muovo, mentre vado. Anche mentre vado con il pensiero, ma comunque dentro un andare.
    E all'inizio è proprio solo il piacere di quelle parole insieme che mi fa venire voglia di lavorarci intorno per vedere che cosa ne esce fuori.

    Succede però anche che lo stare immersa in qualche ambiente (naturale o urbano,con umani o animali) stimoli una specie di produzione verbale interna, parole che si sollevano come da una pozza.

    Una cosa che accade sempre è che queste parole hanno un ritmo dentro. Anche diversissimi l'uno dall'altro, ma sempre le sento con una accentazione musicale.Poi ci lavoro e il lavorare è un po' come mettere le parole ad una melodia. insomma tengo fermo il ritmo e dentro ci metto le parole.

    Ho cercato di descrivere meglio che potevo questa esperienza, spero di non sembrarti matta.
    marina

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  7. @Marina e francesca2. Grazie per il Vostro contributo. A volte mi pare di dire delle cose nel deserto, ma come per ogni buon stilita, c'è sempre una qualche carovana che passa -:)

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