martedì 27 ottobre 2009

Andar




Non so come dire. Sono tornato nei luoghi, ho rivisto le persone, ma non ho riconosciuto nulla. Tutto è cambiato. Tutto è cambiato senza di me. Avevo un sospetto che ha avuto conferma: le cose girano anche se io non ci sono. Il mio amor proprio non mi fa andare oltre e giungere a pensare che tutto funzioni anche meglio di quando c'ero.
Così uno si sente annientato. Pensa che il suo piccolo contributo al mondo sia meno di nulla. Sparisce ancora prima di morire. E' come essere goccia dentro un grande fiume che va per la sua valle e non si sa altro che l'andareSi, sarebbe una pretesa qualsiasi pensiero diverso.

4 commenti:

  1. E non sei contento? Andar non è la stessa cosa di andare!
    :-)

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  2. @Rom. Decisamente diverso (e meglio) "andar" da "andare": in "ardar" il piede è sollevato e dà il senso del movimento -:)))

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  3. io ho il sospetto che sarebbe cambiato anche "con te"! Solo che, se fossi rimasto, avresti accompagnato il cambiamento nel suo lento e graduale procedere ...tanto da non percepirlo in modo così evidente!

    Comunque il grande fiume è sempre costituito di tante piccole gocce, ognuna potrebbe essere considerata singolarmente inutile..ma non è così...

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  4. @Janas. A chi se ne va da un posto per non tornarci, rimane il ricordo "congelato" di quel posto. E' come per i nostri emigranti in america che ricordavano l'Italia come l'avevano lasciata e continuavano a parlare quel dialetto. A distanza di anni il loro il dialetto rimane quello arcaico che avevano usato nei loro paesi d'origine, mentre nessuno in quei paesi sperduti della calabria o della sicilia o del veneto parla più quel dialetto.
    La lontananza cristallizza il ricordo.

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