Temo l'altitudine
sono caduto da una vetta,
temo il fuoco
mi sono bruciato più volte,
temo la separazione
ho sofferto molto,
non ho paura della morte
non sono mai morto,
neppure una volta.
(A.K)
Amo la pianura
è impossibile cadere,
amo l'acqua del fiume
il fuoco non può raggiungermi,
amo la separazione
è preludio di nuovi incontri,
temo la morte
l'ho sentita nel cuore,
alcune volte.
(guglielmo)
-ricevo da Ginetta-
Mi è piaciuta la poesia-gioco psicologico dell'amo e temo. Così l'ho fatta anch'io: e' meglio di una seduta dallo psicanalista e non costa nulla.
Amo la vita
perché non è mai abbastanza triste
per smettere di essere un dono
Amo la collina
non così alta da spaventarmi
ma sufficiente per permettermi
d'osservare il mondo
Temo l'acqua del lago troppo ferma
per non crearmi angoscia,
Temo la separazione
perché ho bisogno degli altri
più di quanto voglia ammettere,
Temo la morte mentale
perché non dovrebbe
appartenere alla vita.
Però forse ha ragione il tuo poeta: si dovrebbe avere sempre paura di ciò che ci ha già fatto male e guardare fiduciosi al futuro, invece, in genere, temiamo molto quello che non conosciamo, credendolo, per pregiudizio, peggiore di ciò che abbiamo già provato.
(filosofia spicciola di un mattino di sabato).
ciao (ginetta)
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bellissime poesie entrambe, profondissima invidia per te che non temi le separazioni! Buona giornata Guglielmo :-)
RispondiElimina@arnicamontana. Metto l'accento sui "nuovi incontri" per esorcizzare l'abbandono (che rimane doloroso).
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