lunedì 10 novembre 2008

Pianto antico rituale e la solitudine del morente moderna (2)

Norbert Elias in "La solitudine del morente" , il Mulino, 2005 , ci descrive le trasformazioni sugli usi legati alla malattia e alla morte.

Il ritrarsi di fronte ai moribondi (ndr il fatto che sempre più spesso si delega ad istituzioni come gli ospedali e ricoveri la "gestione" della morte), e il silenzio che gradualmente si instaura, proseguono anche quando la morte è sopraggiunta: nella preparazione della salma e della sepoltura, ad esempio. Queste pratiche oggigiorno non sono quasi più espletate da parenti e amici, ma sono ormai passate nelle mani di specialisti. Nella coscienza dei primi il ricordo del congiunto morto resta cosi fresco e vivo; il significato della salma e della tomba come centro dei sentimenti è assai meno rilevante. La Pietà di Michelangelo, la madre dolente che regge la salma del figlio, è comprensibile come opera d'arte, ma assolutamente impensabile come evento reale.

E conclude...

La morte non è spaventosa. Si entra in un sogno e il mondo scompare, sempre nel caso che tutto si svolga per il meglio. Terribili invece possono essere le sofferenze dei moribondi e il lutto dei vivi quando perdono una persona cara. Terribili sono spesso le fantasie collettive e individuali che gravitano intorno alla morte. Rasserenarle, confrontarle alla semplice realtà della finitezza della vita è un compito che dobbiamo ancora affrontare. È orribile che dei giovani debbano morire prima di aver potuto assaporare le gioie della vita e di aver dato un senso alla propria esistenza. È orribile che uomini, donne e bambini debbano vagabondare affamati attraverso paesi deserti dove la morte non ha fretta di colpire.
Molti sono dunque i terrori che circondano la morte. Dobbiamo ancora scoprire ciò che gli uomini possono fare per garantire ai loro simili una fine tranquilla e pacifica; l'amicizia di coloro che sopravvivono, la sensazione che debbono avere i morenti di non essere d'ingombro fanno senz'altro parte di tale programma. La rimozione sociale, l'atmosfera di malessere che spesso oggigiorno circonda gli ultimi istanti di vita, non sono certamente d'aiuto per gli uomini. Forse dovremmo parlare con più franchezza della morte, smettendo di considerarla un mistero. La morte non cela alcun mistero, non apre alcuna porta: è la fine di una creatura umana. Ciò che di essa sopravvive è quanto essa ha dato agli altri uomini e ciò sarà conservato nella loro memoria. L'etica dell'homo clausus, dell'uomo che si sente solo, decadrà rapidamente se cesseremo di rimuovere la morte accettandola invece come parte integrante della vita. Se l'umanità scompare, tutto ciò che gli uomini hanno fatto, tutto ciò per cui hanno combattuto, tutti i loro sistemi e credenze, umane e sovraumane, non avranno più senso.

5 commenti:

  1. molto bello Gugliemo gradita e piacevole lettura
    sagace ricerca..

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  2. noi camminiamo , respiriamo, ma dopo una morte sopravivviamo, tutto cambia, magari per una persona estranea tutto è differente non tocca più di tanto, ma per un familiare, per una sorella per una mamma è come se il cuore si dividesse in due....

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  3. @Marianna. Si è vero il dolore è straziante quando si perde una persona che si ama. Quello che volevo far notare è la non accettazione della malattia e della morte nella nostra società e del tentativo di estraniarle dal della vita. Mi ricordo della morte di mia nonna nel 1964: l'intera famiglia si era riunita per l'occasione (superando anche vecchi rancori incrostati da tanto tempo) e si era fatto un pranzo insieme, una specie di veglia. Di questo forse avremmo bisogno riprendendoci una parte della nostra vita...

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  4. il testo è bellissimo. ed è vero che ormai stiamo tentando di rimuovere la morte, come la vecchiaia e come il dolore. In pratica stiamo rimuovendo la nostra umanità.
    questo tema mi interessa molto ma non sono abbastanza distante per poterlo trattare
    ciao, marina

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  5. @Marina. Bisogna essere "distanti" o molto "vicini" (come Elias a oltre 90 anni) per parlarne. Ma per parlarne con serenità non so come si faccia.

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