lunedì 24 novembre 2008

J.L.Borges, Finzioni (traduzione di F. Lucentini) - La biblioteca di Babele

L'Universo (che altri chiamano la Biblioteca) si compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente.
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Nel corridoio è uno specchio, che fedelmente duplica le apparenze.
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Qunado si proclamò che la Biblioteca comprendeva tutti i libri, la prima impressione fu di straordinaria felicità. Tutti gli uomini si sentirono padroni di un tesoro intatto e segreto. Non v'era problema personale o mondiale la cui eloquente soluzione non esistesse: in un qualche angolo. L'universo era giustificato, l'universo attingeva bruscamente le dimensioni illimitate della speranza.
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Alla speranza smodata, com'è naturale, successe una eccessiva depressione. La certezza che un qualche scaffale d'un qualche esagono celava libri preziosi e che questi libri preziosi erano inaccessibili, parve quasi intollerabile. Una setta blasfema suggeri che s'interrompessero le ricerche e che tutti gli uomini si dessero a mescolare lettere e simboli, fino a costruire, per un improbabile dono del caso, questi libri canonici.
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Commento. Il mito moderno che la razionalità possa comprendere ogni cosa è un mito senza alternative: si guarda allo specchio e vede solo questa apparenza. Una Babele senza alternative: l'alternativa sarebbe credere nel caos dell'irrazionale ed è una alternativa forte con molti (agguerriti) sostenitori. Borges sostiene (e come si potrebbe non credere a questa ulteriore apparenza !):

Non mi sembra inverosimile che in un certo scaffale dell'universo esista un libro totale (perché esista basta che sia possibile); prego gli dèi ignoti che un uomo - uno solo, e sia pure da migliaia d'anni! - l'abbia trovato e l'abbia letto. Se l'onore e la sapienza e la felicità non sono per me, che siano per altri. Che il ciclo esista, anche se il mio posto è all'inferno. Ch'io sia oltraggiato e annientato, ma che per un istante, in un essere, la Tua enorme Biblioteca si giustifichi.

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