In un classico dell'etnologia moderna Ernesto de Martino, Morte e pianto rituale, Boringhieri, si descrive come si è passati dal pianto rituale collettivo a quello cristiano. Il pianto rituale pre-cristiano nasce come il controllo rituale del sofferenza, il pianto collettivo. Il rito (nelle varie forme, alcune sopravvissute fino ai giorni nostri) può percorrere tutta la tastiera della disperazione, ma appunto in forma controllata. E l'uomo è restituito alla vita, mentre la presenza assillante del morto è trasformata in un'ombra protettrice.
Scrive de Martino. "Da un punto di vista storico-religioso tali sopravvivenze (ndr il pianto rituale) , medievali o moderne che siano, hanno un valore storico o per ricostruire il lamento antico ovvero per lumeggiare le resistenze contro cui la Chiesa fu chiamata a combattere nel corso della sua opera plasmatrice del costume. Gioverà pertanto un accenno a quest'opera positiva, e ai modi con i quali essa si svolse. Stabilita in linea di principio la netta opposizione fra lamento funebre pagano e concezione cristiana della morte, il conflitto si spostò molto per tempo sul piano della denunzia degli abusi e della formulazione delle pene spirituali contro i trasgressori. Già il Crisostomo nel passo più sopra ricordato della sua omelia sull'epistola agli Ebrei passa dalla raccomandazione alla ammonizione per coloro che si abbandonano a kopetòi e threnoi, e intanto formula una precisa pena spirituale per coloro che incorrono nella colpa più grave di chiamare nei funerali lamentatrici prezzolate :
Per ora mi limito all'ammonizione, ma col protrarsi dell'abuso perseguirò tale comportamento con maggiore severità, poiché ho gran timore che continuando le cose ad andare cosi un gran danno sia per sopravvenire alla Chiesa. E successivamente prenderò misure anche per il kopctòs: per ora mi limito a denunziarlo, vivamente scongiurando ricchi e poveri, donne e uomini... Se però dovesse aver luogo un amaro evento di morte e qualcuno dovesse assoldare lamentatrici, ebbene credi alle mie parole perché parlo come sento, costui per lungo tempo lo escluderò dalla comunità dei fedeli come idolatra.
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Per l'Occidente è da ricordare il canone 22° del terzo sinodo di Toledo (589), dove si prescrive di accompagnare il defunto al solo canto dei salmi, e si proibisce rigorosamente « il carme funebre che il volgo suole cantare ai defunti », ammonendo che i vescovi debbono « per quanto possibile » indurre i credenti e « almeno » gli ecclesiastici ad abbandonare la pagana costumanza 2. La legislazione civile non tarderà ad ispirarsi a quella ecclesiastica, aggiungendovi talora la crudezza delle pene pecuniarie e corporali".
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Ma la Chiesa non operò soltanto con la polemica dei Padri e con i canoni dei sinodi, o influenzando la legislazione civile delle monarchie feudali del medioevo, e successivamente delle costituzioni comunali: vi fu anche una sua azione pedagogica più interiore e religiosamente impegnata mercé la efficacia storica della figura della Mater Dolorosa nella scena della Passione. In perfetta coerenza con la solenne affermazione della vittoria di Cristo sulla morte e con la polemica sulla lamentazione pagana, il Nuovo Testamento non conosce un pianto di Maria. In Giovanni, 19.25-27, Maria appare alla croce come muta spettatrice, e l'evangelista non pone sulla sua bocca nessuna espressione di dolore: Maria madre di Gesù, Maria di Cleopha e Maria Maddalena vi sono rappresentate in atto di stare davanti alla croce, chiuse in un patire interiore e raccolto, che guadagna in singolare efficacia etica proprio per il fatto che noi appena intravvediamo nello scenario della Passione il disegnarsi di queste tre ombre silenziose e immobili. Tutta una tradizione si ricollega a questo interiore patire, cui Ambrogio contendeva anche lo sfogo delle lacrime (stantem illam lego, flentem non lego), e che nella sequenza dello Stabat Mater si ravviva e umanizza in un contemplare velato di lacrime : Stabat Mater dolorosa / iuxta crucem lacrymosa / dum pendebat filius: / cuius animam gementem, / contristata!», et dolentem / pertransivit gladius.
Sulla linea di questa tradizione non troverebbe posto, a stretto rigore, la rappresentazione drammatica del dolore di Maria secondo una mimica definita e un discorso contesto di moduli, ma soltanto il lirismo religiosamente impegnato del credente che alla Mater dolorosa chiede la mediazione per aprirsi alla passione di Cristo e per morire con Cristo al peccato; " fac me tecum piangere, fac ut portem Christi mortem", come si legge nella sequenza dello Stabat. Ma questo altissimo modello del dolore cristiano non poteva operare realmente nella storia e svolgervi la sua effettiva pedagogia dell'umano cordoglio se non avesse saputo raggiungere sul piano terreno la crisi che nel cordoglio sta come rischio, e se non avesse affrontato, assorbito e trasfigurato le tecniche pagane di controllo e di reintegrazione. Solo raggiungendo questo piano il modello ma-riano del dolore poteva trascinare i dolenti verso la nuova mèta religiosa e culturale, e non importa se esso doveva affrontare tutti i rischi del compromesso, del sincretismo e del ritorno al passato.
Commento. L'azione della Chiesa si è mossa nel corso dei secoli in modo avvongente da un lato contro il paganesimo e le sue "sopravvivenze" con l'azione pastorale e pedagogica, dall'altro influenzando pesantemente il potere civile. L'attenzione della Chiesa verso fenomeni "pagani" arriva fino ad oggi ad esempio nella pesante polemica contro la festa di Halloween che ha mobilitato dal Papa fino all'ultimo parroco di provincia proprio perché il meccanismo di sovrapporre a feste religiose (Ognisanti) feste "pagane" è un meccanismo molto ben conosciuto e praticato dalla Chiesa nei secoli. Da anni nei piccoli centri della provincia lombarda è diventata tradizione che la festa del primo maggio divenga la festa per il battesimo o altre ricorrenze religiose.
(continua)
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forse volevi dire "sovrapporre feste religiose A feste pagane"? molto interessante questo tema
RispondiEliminamarina
@Marina. Forse non è scritto chiaramente: volevo dire che la chiesa ha sovrapposto le sue feste a quelle pagane durante tutto il periodo della sua diffusione, ma ora, per la legge del contrappasso, sta avvenendo in alcuni casi il contrario e questo naturalmente non può che allarmare la Chiesa.
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