martedì 31 marzo 2009
Gli uomini che si sono fatti da sé
- Non direi, però, che è (ndr si riferisce al marito della donna) così totalmente imbecille come lei lo considera: nel caso in cui mi trovo, sì, non c'è dubbio, si è comportato scioccamente, senza precauzione... Ma è un uomo che si è fatto da sé, almeno così mi ha detto, così dicono tutti: e si è fatto molto ricco, molto potente...
- Lei ha un'idea da romanzo rosa, da manuale americano del successo, sugli uomini che si fanno da sé. Io conosco non solo mio marito, ma una cerchia piuttosto vasta di uomini che si sono fatti da sé: e posso assicurarle che sono stati fatti, tutti, dagli altri; i quali, a loro volta, sono stati fatti da circostanze, combinazioni e intrallazzi che, anche se arrivano all'altezza della storia, restano fortuiti e miserabili... Nell'ultima guerra, mio marito era nei battaglioni della milizia fascista insieme a Sabatelli, che è poi diventato ministro dei lavori pubblici: entrambi volontari. Tutto qui. E Sabatelli lei non immagina nemmeno che cretino è. In una società bene ordinata, onesta, in cui non si fanno carte false, in cui la capacità e il merito camminano da soli, la sorte più benigna li avrebbe portati sulla soglia di un ufficio pubblico, come uscieri, e la più maligna oltre la soglia di un carcere. Invece...
(da Leonardo Sciascia, Il mare colore del vino, Einaudi, p.102)
Alla fine la donna costringe il suo assassino a ... il seguito nel racconto il Gioco di società di Leonardo Sciascia.
Commento. Che grande nostalgia di parole chiare come queste di Leonardo Sciascia. Non sentiamo invece che chiacchiericcio insulso, ovunque.
sabato 28 marzo 2009
Cammino zen in poesia
(Il signore, cui appartiene quell'oracolo che sta a Delfi, non dice né nasconde, ma accenna. Eraclito)
Ma dove comincia l'io
dove finisce il vuoto?
(Fabrizia Ramondino, Il tostapane)
né volto
né immagine
né segno alcuno nulla:
più che il vuoto
un nulla.
(David Maria Turoldo, Così, da tutta una vita)
Forse un suono
una nota sommessa
almeno,
un colore:
invece
un oceano nero di nulla
(David Maria Turoldo, E lui incombe)
E se voglio raggiungerti, devo
liberarmi dalla volontà di cercarti:
andare oltre la stessa mente
solo lasciarmi pensare.
(David Maria Turoldo, Solo lasciarmi pensare)
E' l'Essere il globo che tutto contiene
e naviga nell'oceano del Nulla
(David Maria Turoldo, Nell'oceano del Nulla)
e là
dove la Parola muore
abbia fine il nostro cammino.
(David Maria Turoldo, Oltre la foresta)
Il Popolo delle Illibertà
Il Popolo delle Illibertà non ha mai capito cosa significa Stato e non lo vuole capire. Ha un'altra idea dello stato: non laico, ma codino, non democratico, ma autoritario, non costituzionale, ma presidenzialista.
Il Partito (soft) Democratico è massacrato dalle sue contraddizioni. Vive questa stagione di tardo compromesso storico (interno) cercando di far convivere anime che sono antitetiche. Rifiuta sdegnosamente di dialogare con la sinistra, non quella rissosa che si divide in mille rivoli, ma il popolo della sinistra che è rimasto orfano.
giovedì 26 marzo 2009
Via Zen

Lo Zen è la derivazione giapponese del Buddhismo Chan, che è la rielaborazione cinese della dottrina indiana dell’illuminazione.
Non si può parlare in modo specifico di religione, filosofia o disciplina mistica, poiché non ha niente a che fare con dogmi, sistemi o contatti con qualche divinità; è una conoscenza intuitiva dell’assoluto che non può essere insegnata per mezzo di libri o discorsi. “Se si ha lo Zen nella propria vita, non si ha più nessuna paura, nessun dubbio, nessun desiderio superfluo, nessuna emozione estrema. Non si è turbati né da atteggiamenti ingenerosi né da azioni egoistiche. Si serve l’umanità umilmente, attuando con misericordia la propria presenza in questo mondo e osservando la propria fine come un petalo che cada da un fiore. Sereni, si gode la vita in beata tranquillità” (101 storie Zen a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps ed. Adelphi , Milano 1973).
Commento. Mi è sempre sembrata lontanissima l'esperienza Zen dalla nostra vita occidentale (europea). Il percorso lungo e complesso dalla primitiva dottrina indiana molto spiritualista, all' "adattamento" del Buddhismo prima alla cultura cinese (più pragmatica) e infine a quella giapponese, credo non abbia un corrispettivo in occidente. Naturalmente mi sbaglio, ma , come dire, il mio non è un punto di vista "scolastico" o da studioso della materia, ma semplicemente da "ravanatore" dell'anima.
Mi colpisce questa ricerca dell'allontanamento dall'Io (dimenticare il sé) che è la premessa alla via spirituale. Parte dal concetto che il centro è vuoto. Di conseguenza (per estensione) anche il mondo è vuoto e non esiste dualismo (mondo-dio, materia-spirito, bene-male) e per questa strada si raggiunge la terza méta che è l'Illuminazione. L'Illuminazione si raggiunge lasciando alla spalle la ragione, le parole perdono valore ed è il risultato di una intuizione involontaria ed inaspettata.
"Per ottenere il satori non occorrono né ragione né volontà: dicono sia come quando, smettendo di pensarci, affiora alla mente qualcosa che avevamo dimenticato ed improvvisamente riusciamo a ricordare".
Guardo la mia foto della lanca del Ticino e mi immergo nella natura (ho già usato due pronomi personali, mannaggia com'è difficile 'sto Zen!), spero di sparire, qui.
Post ripristinati
mercoledì 25 marzo 2009
Vivere nel ricordo
Soren Kierkegaard
Commento (arduo e temerario commentare Kierkegaard). Ricordarsi di vivere, anzi di aver vissuto è come dire che non si sta vivendo ora, o non lo si sta facendo compiutamente. Ho parlato anch'io (spesso) dei miei ricordi: ricordi d'infanzia, ricordi d'amore, ricordi di incontri. Sono dolcissimi ed eterni per me (la mia piccola eternità assai "temporanea"). Ora vorrei incontrare di nuovo.
martedì 24 marzo 2009
Dialoghi al supermercato
- Sa signora, questa notte mi è morto il cane. Ero tanto affezzionata alui. Era il cane di mia mamma e gli ho sempre voluto bene.
Mia mamma sorride. Anch'io sorrido.
- Mi faceva compagnia. Io sono sola e mio padre e mia mamma non ci sono più e adesso anche il cane.
Mia mamma sorride e le dice
- Ti faceva compagnia
E lei
- E si sa signora ho solo una cugina a Varese che non vedo mai e il cane...
Toglie un portafoglio dalla tasca del grembiule, è uno di quelli di stoffa, tutti colorati, che piacciono ai bambini.
- Vede la foto del cane la porto sempre con me con quella di mia mamma e di mio papà...
La mostra. Le dico che era un bel cane. Sorride. Ritira il suo portafoglio.
- Adesso ne prendo un altro di cane, così mi fa compagnia un po'
- E si, i cani fanno compagnia
Ci allontaniamo col nostro carrello pieno di spesa verso le casse del supermercato.
lunedì 23 marzo 2009
Cecilia Bartoli - Vivaldi - Bajazet - Sposa son disprezzata
"Sposa son disprezzata" libretto di Agostino Piovene.
Sposa son disprezzata,
fida son oltraggiata,
cieli che feci mai?
E pur egl'è il mio cor
il mio sposo, il mio amor,
la mia speranza.
L'amo ma egl'è infedel
spero ma egl'è crudel,
morir mi lascierai?
O Dio manca il valor
valor e la costanza.
Commento. Il preludio a questa cantata ci conduce lentamente e solennemente in una attesa piena di tensione emotiva e di rassegnata premonizione di eventi tragici. Dalle prime parole capiamo subito che l'argomento è l'amore non corrisposto, il tradimento, la sofferenza d'amor.
La sposa è "disprezzata" perché non più amata, mentre lei ama ancora. La sua disperazione è capire che il suo amore è inutile.
domenica 22 marzo 2009
Passioni e méte

(Cliccare sullimmagine per ingrandire)
Mettere insieme due passioni, quella della tecnologia e del camminare, porta a degli esiti esaltanti di questi tempi. Tracciare un percorso GPS a piedi nei boschi del Parco del Ticino (tra Naviglio e fiume Ticino) e poi guardarselo con Google Earth offre un'altra dimensione spaziale, pone il tuo camminare, lento, curioso, dentro un paesaggio più ampio.
La fredda descrizione del tempo, del luogo, dello spazio, ti mette di fronte al tuo andare per il mondo apparentemente con una méta (quella di tornare a casa). Sai benissimo che in realtà è una méta fittizia, provvisoria.
Ma non puoi fare a meno di muoverti ed andarci.
Name: Alzaia naviglio
Date: 22/mar/09 8:34 am
Distance: 6,96 kilometers
Elapsed Time: 1:18:33
Avg Speed: 5,3 km/h
Min Altitude: 125 m
Max Altitude: 191 m
Start Time: 2009-03-22T08:34:17Z
Start Location:
Latitude: 45.494571º N
Longitude: 8.792914º E
End Time: 2009-03-22T09:52:50Z
End Location:
Latitude: 45.494581º N
Longitude: 8.792922º E

Angelo della Badia di Bernate
sabato 21 marzo 2009
Buon compleanno, J. Sebastian
venerdì 20 marzo 2009
Incontri tra generazioni 2
Poniamo il caso che l'abbia individuata questa impertinente ragazzina e che voglia, in uno slancio pedagogico, "darle una lezione".
Le cose andrebbero più o meno così.
Io (al telefono) - Signora, scusi se la disturbo, vede... sua figlia mi ha rivolto per strada dei pesanti apprezzamenti, abbastanza imbarazzanti per un uomo della mia età con tanto di capelli bianchi.
Signora (con tono indispettito) - Apprezzamenti? Come si permette di pensare che mia figlia, che è una bambina, possa dire delle cose così ad un vecchio.
Io - E' appunto per questo che le telefono, signora. Mi sono stupito anch'io che una ragazzina che pare così a modo e ben vestita, si permetta di dire cose che non mi permetto nemmeno di ripetere.
Signora - Lei si sbaglia sicuramente, anzi mi dica il suo nome, perché mi sa che è lei che ha infastidito mia figlia: con tutti i depravati che girano in Italia oggi.
Io (affondo) - Senta scusi, ma se fossi stato io ad importunarla la sua bambina perché l'avrei chiamata? Mi sembrava che le potesse interessare un comportamento di sua figlia che, evidentemente, evidenzia qualche problema dovuto a motivi che spetta a lei ed a suo marito affrontare.
Signora - Lasci stare mio marito che se sa una cosa del genere la viene a cercare e la gonfia di botte. Lei è un impertinente, l'ho capita subito, sà? Con quest'aria da finta persona perbene, che si interessa all'educazione delle bambine. Lei, sicuramente, aveva altri fini. Non si permetta di chiamarmi più e stia lontano da mia figlia altrimenti la denuncio.
Commento. Forse è stato meglio il silenzio.
giovedì 19 marzo 2009
Incontri tra generazioni
Il Signore della mosche, destra/sinistra e Scalfari

mercoledì 18 marzo 2009
Risotto, zafferano di Aquila e cipolline di Como

martedì 17 marzo 2009
In mezzo sfocata
lunedì 16 marzo 2009
venerdì 13 marzo 2009
Silenzio

"Le parole ci impediscono il cammino. Ovunque i primitivi stabilivano una parola, credevano di avere fatto una scoperta. Ma come diversamente stavano le cose in verità! Essi avevano toccato un problema e, illudendosi di averlo risolto, avevano creato un ostacolo alla sua risoluzione. Oggi, ad ogni conoscenza, si deve inciampare in parole dure come sassi, eternizzate, e invece di rompere una parola ci si romperà una gamba" (Aurora, 47).
Viaggio in India

Non amo i viaggi. O meglio, non amo l'attesa della partenza: mi mette addosso una grande agitazione, una frenesia, come un cavallo scalpitante che attende il colpo di sperone del cavaliere per lanciarsi al galoppo. E forse è proprio questo che non funziona: il viaggio non si fa correndo, con le proprie gambe, confidando nella propria resistenza fisica. Non è commisurato alla proprio corpo. Il viaggio, sempre più spesso, è legato ad auto, treni, aerei, navi.
Il raggio d'azione dei nostri vecchi, fino alla fine dell'800, era di poche decine di chilometri. Nel '900 le grandi migrazioni portavano a fare viaggi spaventosi (anche solo stagionali), ma erano per la sopravvivenza, per tentare di sfuggire alla fame, alla miseria. C'erano viaggiatori per diletto, ci sono sempre stati nella storia, ma erano una minoranza privilegiata. Al massimo c'erano professioni che imponevano il movimento (l'arrotino, lo spazzacamino, l'ombrellaio, il teatrante ecc). Ma non erano "viaggi" come li intendiamo oggi.
Ora invece il viaggio per diletto è diventato consumo di massa.
La seconda cosa che non mi attrae dei viaggi è l'assenza di un motivo. Non mi basta il fatto di andare a visitare un posto mai visto "per vederlo", per mettere una etichetta adesiva sulla valigia (si mettono ancora?) come una tacca sulla colt del pistolero. Un viaggio deve avere un senso, deve nascere dalla volontà di conoscere un posto perché lì c'è qualcosa che può aiutare la conoscenza. Il viaggio verso una méta senza fare anche un viaggio interiore è senza senso.
Mi sorge un dubbio: viaggio poco anche perché viaggio poco interiormente? Lascio questa domanda a mezz'aria.
Di tutti i viaggi, la mia generazione ha adorato e mitizzato il viaggio in India. Musica, arte, spiritualità e naturalmente letteratura. Chi potrebbe dimenticare le atmosfere di Notturno indiano di Tabucchi o le pagine di Herman Hesse del Siddartha?
Ecco queste cose mi riconciliano un po' col viaggio anche se una domanda, insinuante e indisponente, mi viene alla mente: sarà come vedere il film dopo aver letto il libro?
giovedì 12 marzo 2009
Dialoghi ai fornelli
PS Devo confessare che ho un innegabile vantaggio: non uso sale in cucina...
martedì 10 marzo 2009
Far coincidere parole e azioni
Far coincidere parole e azioni. Una vecchia storia oggetto di sarcastici proverbi e modo di dire (fate quello che dico non quello che faccio). Eppure chi non ha provato a cimentarsi almeno una volta nella vita in questa impresa? Il bello è che poi in genere si sceglie anche il momento meno adatto per attuare questo proponimento (sarà un "fioretto"?). E così la mala sorte ci mette immediatamente alla prova facendoci rimangiare, in men che non si dica, quell'incauto atteggiamento. Già perché sembra proprio "incauto" mettersi a fare quello che si dice in un mondo che ha fatto della parola una meretrice da pochi spiccioli. Le parole si comprano come una merce, si scambiano al mercato con uno squallido baratto: parole per potere, prestigio per parole, parole per "visibilità", favori per parole e naturalmente parole per soldi.
E dire che la parola (il verbo) ha nobilissime origini (bibliche persino), ma, come ci ha insegnato don Lorenzo Milani, è associata (la parola) sempre al potere: chi sa più delle 500 parole che conoscono i poveri (si può ancora dire questa parola?) comanda e gli altri giù la testa e zitti.
Ed ora siamo in piena inflazione di parole: se ne dicono molte di più di quelle che si dovrebbe ragionevolmente ascoltare in un giorno, in un'ora.
Un diluvio di parole che non vuol dire capire di più, ma confondere, ottenere esattamente l'effetto opposto. Si è inventato anche un form televisivo, il talk show che è, per natura, una perdita di tempo in chiacchere: futile, leggero, rissoso per riproporre le beghe di cortile di una volta di cui nessuno aveva nostalgia.
Eppure non c'è altra strada per uscirne: occorre provare e riprovare sempre questa difficilissima disciplina e tentare di far coincidere sempre parole e fatti. Non avremo un gran successo in politica, forse nemmeno negli affari, non nel commercio e nelle professioni, temo che anche in amore non andremo molto lontano, ma la ricerca di questa coincidenza è una di quelle utopie alla quale non riusciremo mai a rinunciare.
domenica 8 marzo 2009
Ci sono parole che non si dicono
sabato 7 marzo 2009
Baremboim, Notturno n. 20 di Chopin
Esiste una bellezza invisibile agli occhi, ma che ti entra dentro, nel profondo. Questa musica ha questa capacità. I ricordi si accavallano e vedo mio padre al piano arrotolare la sigaretta tra le dita, appoggiarla al posacenere e cominciare a suonare. Ecco quella bellezza invisibile è diventata immagini e affetti e emozioni.
venerdì 6 marzo 2009
Alice, Peter Pan e Tremonti
Compro oggi la Repubblica e mi riconcilio con un bell'articolo di Pietro Citati intitolato "Peter Pan il bambino figlio di Alice". L'annuncio a titoli cubitali su 5 colonne "Tremonti: il 2009 sarà terribile" mi pare facilmente superabile, senza lasciare alcuna traccia di rimpianto.
Che dire di Citati? Parte da un paradosso che immediatamente mi spiazza:
"Alice appartiene saldamente al mondo che noi abitiamo. Nessuna creatura è più terrestre di lei, e possiede come lei lo "spirito della realtà": ragionevolezza, buon senso, buona educazione, cortesia, diplomazia innata, capacità di giudizio, istinto pratico, tutte le qualità che ci aiutano a vivere sulla terra si combinano nella figura di questa deliziosa bambina vittoriana."
Per proseguire l'articolo mi tocca andare a pag. 48 e sfogliare buona parte del giornale. Non trovo lo "spirito della realtà" con tutte le buone qualità in tutta quella accozzaglia di notizie. Forse pretendo troppo e non colgo "il positivo" che avanza.
D'altra parte anche Citati contrappone alla concretezza di Alice l'alterità di Peter Pan, un bambino-uccello, un mezzo e mezzo che "vive sempre sul margine, sul limite, senza appartenere ad un mondo" che detesta. Non vuole crescere? Si non vuole abbandonare le ali: vuole essere velocissimo.
giovedì 5 marzo 2009
Che cosa sono le nuvole, Pier Paolo Pasolini
- Che so quelle
- Sono le nuvole
- E che so' 'ste nuvole
- Mah
- Quanto so' belle, quanto so' belle, quanto so' belle
- Ah straziante meravigliosa bellezza del creato
In merito alla proposta di legge del senatore Franco Orsi del PdL sulla liberalizzazione della caccia a speci protette ed altre schifezze...
Dal Senato della Repubblica parte in questi giorni uno dei più gravi attacchi alla Natura, agli animali selvatici, ai parchi, alla nostra stessa sicurezza: una bozza di disegno di legge di totale liberalizzazione della caccia.
E’ firmato dal senatore Franco Orsi (PDL), relatore incaricato di predisporre un testo base unificato, in seno alla Commissione Territorio/Ambiente del Senato di una dozzina di altri ddl "spara-tutto", già depositati l’anno scorso , prevalentemente da parlamentari del PDL e della Lega.
Animali usati come zimbelli, caccia nei parchi, riduzione delle aree protette, possibili abbattimenti di orsi, lupi, cani e gatti vaganti e tante altre nefandezze. La legge 157/1992, l’unica legge che in parte tutela direttamente la fauna selvatica nel nostro Paese, sta per essere fatta a pezzi.

mercoledì 4 marzo 2009
Piove di Fernando Pessoa da Poesie, Passigli editore
fa rumore, ma con tranquillità.
Piove. Il ciclo dorme. Quando l'anima è vedova
di quel che non sa, il sentimento è cieco.
Piove. Il mio essere (chi sono) rinnego...
Tanto calma è la pioggia che si scioglie nell'aria
(non pare neppure di nuvole) che sembra
non sia pioggia, ma un sussurrare
che di se stesso, sussurrando, s'oblia.
Piove. Non viene voglia di nulla...
Non alita vento, non v'è ciclo ch'io senta.
Piove lontano e indistintamente,
come una cosa certa che a noi mentisca,
come un gran desiderio che a noi mentisce.
Piove. Nulla in me sente...
Pensierino. Piove anche qui e nulla in me sente.
martedì 3 marzo 2009
Una pausa di immagini
domenica 1 marzo 2009
Spostamenti
non l'hai ancora trovato.
E' bastato uno scarto dalla tua vita di alcuni millimetri
e la traiettoria è cambiata per sempre.
Ti porta fuori strada,
continuamente.
Pare che i sentimenti sfuggano:
eri sicuro di averli acchiappati,
ma scivolano tra le dita.
Impercettibili spostamenti di senso
ti hanno portato mille miglia lontano.
Ora cominci a percepire che forse
non potrai mai raggiungerli.
Poi si era fatta strada nella sua testa un'idea che forse non aveva mai amato: si sentiva come oggetto d'amore, ma mai che lui avesse veramente amato qualcuno.
Fu così che un giorno decise di provare ad amare, sinceramente, di perdersi dietro un amore, insensatamente.
Acrostico doppio di Aprile
Ah Adamo pratichi paradisi raccogli ranuncoli imiti l’infinito Lascia l’eterno!
-
Si te veco: me veco. Si mme vire: te vire. Si tu parle, c’è l’eco e chist’eco song’i. Si te muove: me movo. Si te sento: me sento. Si ...
-
Il miracolo segreto è uno dei racconti che compone il libro Finzioni di Jorge Luis Borges che in Italia è noto per la traduzione di Franco L...