" Vivere nel ricordo è il modo più completo di vita che si possa immaginare: il ricordo sazia più di tutta la realtà ed ha una certezza che nessuna realtà possiede. Un fatto della vita che sia ricordato è già entrato nell'eternità e non ha più alcun interesse temporale. "
Soren Kierkegaard
Commento (arduo e temerario commentare Kierkegaard). Ricordarsi di vivere, anzi di aver vissuto è come dire che non si sta vivendo ora, o non lo si sta facendo compiutamente. Ho parlato anch'io (spesso) dei miei ricordi: ricordi d'infanzia, ricordi d'amore, ricordi di incontri. Sono dolcissimi ed eterni per me (la mia piccola eternità assai "temporanea"). Ora vorrei incontrare di nuovo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Lettera D'Addio di Gabriel Garcia Marquez
Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono di un pezzo di vita, probabilmente non direi tut...
-
Si te veco: me veco. Si mme vire: te vire. Si tu parle, c’è l’eco e chist’eco song’i. Si te muove: me movo. Si te sento: me sento. Si ...
-
Il miracolo segreto è uno dei racconti che compone il libro Finzioni di Jorge Luis Borges che in Italia è noto per la traduzione di Franco L...
Siamo, di base, percezione e memoria. Senza memoria, la percezione non è possibile. Memoria biologica, di specie, alla nascita: nascemmo con la predisposizione strutturale a percepire da homines sapientes, e non da cani, o delfini, o farfalle. Forse, alla nascita, per quel che ne sappiamo, qualche memoria di percezione individuale già era in qualche modo presente; da allora, comunque, dopo la trasformazione della nascita, all'aria e alla luce, iniziano le memorie personali, che andranno a indirizzare le percezioni della realtà. Gli elementi sensoriali verranno selezionati e "assemblati" su indicazioni della memoria, e spesso conoscere è riconoscere. Quando non riconosciamo, restiamo perplessi per un po' e poi apriamo un altra memoria, lasciando esistere la realtà che non ri-conoscevamo.
RispondiEliminaQuando conoscere diventa solo riconoscere, siamo fritti. Capita allora che ciò che non riconosciamo lo facciamo fuori: non c'è. Oppure lo trasformiamo a nostro uso e consumo: c'è, ma non è quello che è, è quello che dico io.
Questa sera, passeggiando con un amico, addolorato per la morte di un suo amico, mi sono trovato a dire una cosa che mi sembra contraria a quella di Kierkegaard, e più in linea con le tue parole: fa poca differenza ciò che è stato di noi, importa ciò che è in questo momento, ciò che sta per essere questa sera, ciò che sarà domani.
Kierkegaard-guglielmo 0 a 2
RispondiElimina-:)
Guglielmo, avevo lasciato ieri il mio commento ma non c'è più! Insomma...mi permetto di dissentire da Kierkegaard in questo: VIVERE NEL ricordo non mi sembra il modo più completo di vita. Ricordare, sì, non è solo un piacere ma un dovere...I ricordi si coltivano ma non si vive in essi. Diceva Gibran che "il ricordo è una forma di incontro" e sono d'accordissimo. Però, vivere nel ricordo mi fa pensare ad una staticità che non permette di guardare avanti, mi fa pensare che ci tenga ancorati al passato ecco. Magari non c'entra niente quello che ho scritto e magari ho travisato il significato profondo che Kierkegaard voleva dare...Se è così, perdonami. Ciao, Arnica
RispondiEliminafacciamo pari e patta? :-)
RispondiEliminacmq perché il ricordo e la vita al presente debbono essere messi in opposizione?
portarsi appresso i ricordi e usarli per vivere meglio, si può?
marina